LES LESBIENNES - DESIRE' NUZZACI (anno 2, n.5)

“Les Lesbiennes”: Questo è il primo titolo dell'opera conosciuta come "I fiori del male" di Charles Baudelaire.
"E l'amore potrà ridere del Cielo e dell'Inferno! Che hanno a che fare con noi le leggi del giusto e dell'ingiusto?"  scriveva lo stesso controverso autore nei suoi versi dedicati alla famigerata isola di Lesbo.

Più di 150 anni dopo la pubblicazione dell'opera, finalmente in Europa sembra arrivato il momento di decidere quali siano "le leggi del giusto e dell'ingiusto" in merito a una questione che qui, in Italia, è destinata a sollevare immense polemiche. Ebbene sì, parlo dei matrimoni omosessuali.

Finalmente i nostri vicini francesi, insieme al popolo d'oltremanica, hanno pronunciato il fatidico "Sì" alle nozze gay, aprendo la strada a un grande passo avanti verso una società civile che garantisca la parità di diritti per tutti i suoi cittadini.

Scenario totalmente capovolto, quello italiano, in cui quello che per molti ha costituito una grande guida spirituale, Joseph Ratzinger, ha continuato a tenersi stretti i suoi passi biblici, declamando a gran voce che "i matrimoni gay sono una ferita alla pace". Non poi tanto sorprendentemente, il nostro pontefice in pensione è seguito a ruota da Casini, leader dell'Udc e, clamorosamente, anche da Francesco Perra, impegnato nella sezione sarda del M5S, che si chiede se, dopo il matrimonio tra persone dello stesso sesso, sarà reso legittimo anche sposarsi in tre, o con il proprio animale.

Cristiani e grillini vari mi perdoneranno (forse), ma certo non posso esimermi dal giudicare tali prese di posizione veri e propri aborti di civiltà.

Civiltà retrograda e involuta, che si riconosce negli stereotipi di una popolazione omofoba e gretta, convinta che "gli uomini devono andare con le donne, questa è la natura, altro che matrimonio, io metterei una multa per chi ha dato di culo" (cit.).

Civiltà che sembra ignorare il fatto che l'omosessualità sia un fenomeno perfettamente naturale, constatata anche in decine di specie animali.

Civiltà che preferisce non pensare che i tanto odiati "froci" sono nati con l'uomo, nel momento stesso in cui Dio li ha creati.

Civiltà che ha dimenticato le proprie radici greche, la cui voce riecheggia nei testi classici, portandoci testimonianza di una società che considerava l'amore tra soli uomini educativo e talvolta addirittura superiore all'amore etero.

Civiltà che, come Romano La Russa, crede che l'omosessualità sia una malattia, guaribile pure, o magari una scelta.

Civiltà che parla ancora di "diversi". Diversi da chi, poi, vallo a capire.

Io direi che è arrivato il momento di dire "basta" a queste brutture. È l'ora di riconoscere al mondo gay quello che è un diritto elementare di qualunque cittadino.

Smettiamo di farci velare lo sguardo da pregiudizi inculcatici dal regresso. Abbattiamo i muri dell'odio che sono stati costruiti. Legalizziamo l'amore, per tutti.

Concludo con la frase commemorativa della piazza di San Francisco dedicata ad Harvey Milk, primo politico statunitense dichiaratamente gay, morto assassinato da un suo collega omofobo: "Se un proiettile dovesse entrarmi nel cervello, allora possa anche distruggere tutte le porte dietro le quali ci si nasconde".

 

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