VOGLIAMO L'ITALIA - LORENZO CANDIDO (anno 2, n.4)

La storia d'Italia. Quella fiera, della patria. La stessa che per i 150 anni di unificazione ha mandato salla Rai i film di Garibaldi e Mazzini. Quella che ha prodotto i sacchetti della spesa a tema, quella che la fiat 500 l'ha fatta tricolore.
L'Italia perbenista ma contraddittoria, che sa essere cialtrona e classista.
Rivogliamo l'Italia di De Andrè e di Gaber. L'Italia di Mina e Battisti. Sforniamo “artisti” dai talent show dalla dubbia carriera, e siamo finiti a “stare lontano dallo stress, fumare un po' e dopo giocare a pes”.
Vogliamo l'Italia del Carosello. Diteci il valore delle pellicole in bianco e nero, perchè ora del valore non se ne vede l'ombra. Siamo stanchi dei cinepanettoni, di Colorado, di Belen Rodriguez, e dei suoi amanti (Stefano il ballerino e Corona il fuggitivo), figli, sorelle e parenti tutti. Vogliamo la comicità di Vianello, Antonio De Curtis e di Paolo Villaggio.
Stanchi degli speciali sul delitto di Avetrana, sul caso Concordia, di pseudo-giornalisti che farebbero qualunque cosa per audience. Siamo stanchi dello share, degli occhialetti di Klaus Davi a “L'Arena” ogni domenica.
Vogliamo l'Italia del giornalismo eterno, della stampa libera, della denuncia. L'Italia di Montanelli, di Bocca, di Calamandrei.
Vogliamo l'Italia unita. Voglio sentirmi Italiano non solo ai mondiali di calcio, voglio sentire l'elmo di Scipio in testa, sempre.
Vogliamo l'Italia senza pregiudizi, innovativa. Quella che promuove il futuro per i giovani, quella che non sbatte le porte in faccia ai neo laureati. Vogliamo l'Italia fondata sul lavoro, non sull'evasione. Un'Italia fruttuosa, senza precari o esodati. Senza tagli all'istruzione e alla cultura.
Vogliamo un'Italia giusta, che gratifica chi si è fatto il mazzo, e che denuncia gli stipendi gonfiati.
Vogliamo l'Italia che in parte non c'è mai stata e che forse non ci sarà mai.
Perchè è difficile sognare in un paese che ha confuso l'ideologia, l'etica e la morale con quanto di più sporco c'è.
Il mio paese ha confuso la politica con un posto di collocamento per amici e parenti. Chi mi comanda denuncia la prostituzione e dopo va a puttane. Combatte la mafia e poi stringe la mano a Cuffaro, Cosentino, Dell'Utri.
Il mio paese non sono io. Non siamo noi.
Il mio paese se ne frega.

(Vignetta: Danilo Panico)

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