IL TRIONFO DELL'OBIETTIVITA'? - GIULIO PAPADIA (anno 2, n.5)

Cari i miei lettori, ebbene sì, abbiamo eletto il nostro nuovo Parlamento. Pardon, non volevo illudervi. Abbiamo solo votato i partiti che ci governeranno, senza nemmeno poter scegliere a chi destinare il nostro voto. Come ogni anno non ci siamo fatti mancare davvero nulla: inchieste e scandali, inciuci, attacchi frontali, populismo e antipolitica presunti da parte di alcuni, la ben più evidente e palese antidemocrazia da parte di altri; nuovi attori che si affacciano sulla scena politica, la miopia e il misoneismo dei vecchi e logori protagonisti. Io però voglio puntare l’obiettivo su un argomento molto importante e dibattuto. Parlerò di propaganda, par condicio e obiettività.

È assolutamente evidente che i media rivestano un ruolo fondante nel mondo di oggi, e ancor più rilevanza vanno acquisendo nel mondo della politica. Post, tweet, followers… La sfida si è giocata anche su questi campi nuovi e del tutto inusitati. I partiti battono le strade più disparate (e forse disperate) per coinvolgere l’elettore e per fargli giungere il proprio programma. Grillo in tal senso è stato un apripista, con la sua campagna elettorale che oltre che nelle piazze stravolte dallo Tsunami Tour si è basata principalmente sul potere del web.
Oltre alla rete che è in continua espansione, restano importantissimi i mezzi di informazione tradizionali. Radio, tv e carta stampata sono ancora fondamentali. I quotidiani riservano sempre grande eco alle tematiche politiche, e ancor di più in periodo di elezioni. Tuttavia il 90% degli italiani forma la sua opinione sui partiti e i programmi solo attraverso la cara e vecchia tv. Le trasmissioni sono ancora, talvolta in maniera esagerata e incontrollata, vetrine per i politici e politicanti di casa nostra. Il problema è lo spettro della cosiddetta par condicio, ovvero una serie di norme per evitare difformità nell’esposizione mediatica dei candidati o nel giudicare in maniera troppo netta e faziosa loro e i programmi presentati.

Inizio con il dire che non sono d’accordo con la normativa attuale che proibisce la diffusione dei sondaggi quando si è ad un passo dal voto. Io invece opterei per un’abolizione totale delle orge di statistiche che ci assalgono puntualmente, con il falso obiettivo di informarci e il reale fine di far cambiare idea all’elettore attraverso meschini e laidi messaggi subliminali travestiti da sondaggio… Si eviterebbero inoltre tutte le polemiche sollevate dai partiti sui presunti dati orientati e manipolati dagli avversari.

Io mi chiedo: ha ancora senso parlare di par condicio in questo mondo dove tutti giocano sporco? Ha il diritto di invocarla chi, come i politici e i partiti di oggi, ha mezzi così potenti e i media a fare da cassa di risonanza? Secondo me stiamo parlando, in fondo, del nulla. Cosa diavolo è l’obiettività? L’obiettività è obiettivamente una grande sciocchezza. Se conoscete qualcuno che sia (o sia stato, nella storia) totalmente obiettivo prometto che vi consegnerò una coccarda, miei cari. È impossibile avere a che fare con la realtà che ci circonda senza cambiarla, senza piegarla anche involontariamente alle nostre esigenze recondite, e senza influenzarla con le nostre idee e strutture mentali. I giornali, di partito e non, sono SEMPRE E COMUNQUE schierati. Io pertanto non sono affatto convinto che il lavoro del giornalista sia quello di limitarsi a descrivere i fatti, con assoluto distacco. DEVE, con le dovute misure e cautele, anche poter esprimere la propria opinione. Anche chi si vanta di essere obiettivo in realtà non lo è, non può esserlo. Per quanto ci si sforzi di essere obiettivi, è impossibile riuscirci. Nemmeno questi nostri umili articoli scritti da adolescenti sono immuni dal filtro della nostra mente.

Un caso abbastanza eclatante su cui si è fatto molto strepito per nulla, è stata l’esibizione del comico Maurizio Crozza a Sanremo. Dei contestatori, per giunta dichiaratamente sostenitori di una parte politica e che quindi non possono affatto insegnare a nessuno cosa sia l’obiettività, hanno rumoreggiato e inveito al suo indirizzo per una sua imitazione. A parte il fatto che Crozza ha successivamente imitato TUTTI i principali leader politici, ribadisco: l’obiettività non esiste, non può esistere. Non esiste in chi ha assistito allo spettacolo e ha riso di gusto della satira, non esiste in chi ha attaccato Crozza. Inoltre, sono fermamente convinto che gli elettori, per quanto influenzabili, non si lascerebbero trascinare in massa dall’intervento di un comico. Dovremmo proibire a Crozza di svolgere il suo mestiere per il resto dell’anno, perché a quanto pare ha un potere troppo grande. Ma questa non si chiamerebbe più “par condicio”, bensì CENSURA. Ben venga Crozza, ben venga la satira. Da sempre si sente l’esigenza di prendersi gioco dei potenti, restando sempre nei limiti del decoro; i buffoni di corte sono sempre stati ben accetti, amati dal popolo che ha sempre visto in loro una valvola di sfogo e uno strumento per dar fastidio con l’ironia a chi governa (e che troppo spesso governa con irresponsabilità).        

Spero di essere stato chiaro nell’esprimere il mio pensiero. Anche io ricerco l’obiettività nello scrivere. In alcuni momenti ci vado molto vicino, in altri inevitabilmente la mia opinione traspare in maniera molto più evidente. 

Per concludere, faccio i miei migliori auguri sia al nuovo Governo, sia alle forze che si troveranno all’opposizione. Perché l’opposizione è importante almeno quanto la maggioranza, e deve costruire, non limitarsi all’ostruzionismo. Ma questa è una cosa che in Italia non si vuole capire. Noi cittadini non capiamo molte cose, cadiamo spesso nella ricerca di alibi, nel vittimismo e nella difesa a tutti i costi, tutte caratteristiche dei nostri politici. E ci siamo addirittura gettati in questa ricerca dell’obiettività a mio parere assurda (i politici sono giusti, corretti, OBIETTIVI?). Sarò impopolare, controcorrente, ma in fondo non mi sembra un’analisi così sbagliata.

Prima ancora di un cambio della classe dirigente, è necessario un cambio della mentalità degli elettori. Siamo noi i “mandanti”, la responsabilità della meschinità dei nostri politici è principalmente nostra. Cambiamo, lo dobbiamo a noi stessi. Proviamoci. Alziamoci e rovesciamo tutto, a partire dallo schifo in cui siamo stati per troppo tempo e dal pensiero comune che noi stessi abbiamo alimentato. Mettiamo fine alla mediocrità, alla disonestà, all’egoismo purtroppo tipicamente italiani. Che sia vera rivoluzione.

 

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