#OCCUPYGEZI - DESIRèE NUZZACI (anno 2, n.7)
Questo l'hashtag che circola su Twitter dallo scorso aprile, a partire dalla nascita dei primi movimenti di protesta nella città turca di Istanbul.
"Occupiamo Gezi Park", storico simbolo della città, per impedirne la distruzione voluta dal primo ministro Racep Tayyip Erdogan: queste le prime intenzioni di un numero di manifestanti ancora ridotto, tanto da essere messo sotto silenzio dalla stampa turca.
Ed è proprio questo a far crescere il fenomeno a dismisura: le proteste, come era avvenuto non poi molto tempo fa durante le rivoluzioni della Primavera Araba, amplificano la loro voce per mezzo dei social network, coinvolgendo le più disparate forze d'opposizione al governo ormai tirannico di Erdogan.
Ambientalisti, comunisti, anarchici, sindacati, armeni, curdi, ultras si uniscono in un solo blocco di rivoltosi, pronti a mettere a ferro e fuoco la città, stanchi ormai dell'autoritarismo statale, delle riforme filo-fondamentaliste e antidemocratiche, del continuo processo di privatizzazione di beni pubblici iniziato nel 2001.
Da qui in poi è il caos: la stampa ci mostra ormai quotidianamente le immagini dei terribili scontri tra manifestanti e polizia; le efferate violenze della repressione a suon di lacrimogeni, fumogeni, idranti, proiettili di gomma e non, manganellate; gli accampamenti dei manifestanti nel parco e in piazza Taksim; la diffusione della protesta in tutta la Turchia; i poliziotti che si muovono senza più alcun codice identificativo; i cori entusiasti di "Bella Ciao" in turco; le vittime; il popolo armato di aceto o di acqua e limone per difendersi dall'effetto dei lacrimogeni; i centinaia di arresti tra blogger che diffondevano la rivolta sul web, manifestanti e persino i loro avvocati; i baci appassionati dei più giovani in barba alle leggi che li vietano in pubblico; i poliziotti che bloccano interi quartieri puntando le armi ad altezza d'uomo; i manifestanti che perdono la vista nel parapiglia; l'instancabile resistenza.
Immagini davvero impressionanti, che mostrano la crudeltà di questo Stato-mostro che con il suo gigantesco pugno autoritario ammutolisce, schiaccia e uccide un popolo enormemente variegato, ma unito nella lotta al nemico comune.
Gli scontri tra la polizia e la rabbia di giovani, vecchi e bambini nelle piazze continuano mentre scrivo questo articolo, costanti sono gli aggiornamenti, sale il numero delle vittime e i feriti non si contano più.
Come andrà a finire questa storia?
Le autorità cesseranno di abusare del loro potere nella repressione?
O sarà piuttosto il popolo ad essere schiacciato dalla violenza delle forze armate?
Quale fazione vincerà questo terribile e interminabile braccio di ferro?