POLITICHE 2013. IL VOTO, GLI ESITI. VINCITORI E VINTI - ALESSANDRO CARCAGNI' & ALESSIO GIAFFREDA (anno 2, n.5)
L’obiettivo iniziale della stesura di quest’articolo era quello di fare qualche considerazione sul voto appena effettuato. Magari di parlare della nuova coalizione di governo, iniziare a immaginare i nomi dei nuovi Ministri. E invece non si può, o almeno non solo.
Le prime proiezioni elettorali, evidentemente dubbie, del primo pomeriggio di lunedì 25 febbraio, avevano illuso la coalizione di Bersani di poter “smacchiare il giaguaro”; ma come avevamo previsto, (senza alcuna presunzione di veggenza da parte nostra) il PD non si smentisce mai e ci regala, accompagnato dallo “Tsunami Grillo”, il tanto temuto “stato d’ingovernabilità”, che tanto piace agli speculatori finanziari.
Il M5S è la vera rivelazione (nonostante alcuni l’avessero vaticinato), più che soddisfatto del suo 25,55% alla Camera e del suo 23,79% al Senato. Non si può dire lo stesso di Pierluigi Bersani che con il 29,54% alla Camera e con il 31,63% al Senato, delude le aspettative e regala un’inattesa(?) rimonta a Silvio Berlusconi, che raggiunge una distanza di pochi decimi dal candidato premier del centrosinistra.
Mario Monti raggiunge il 10,56% alla Camera e il 9,13% al Senato nella sua coalizione di centro appoggiato oltre che dall’ormai defunto Fli, anche dall’Udc di Casini.
Queste elezioni politiche hanno visto l’entrata in campo di nuove forze, la riconferma di personalità ormai fin troppo note, l’uscita di scena di vecchie facce (Fli di Gianfranco Fini, Idv di Antonio Di Pietro, Amnistia Giustizia e Libertà di Marco Pannella ecc.), e la prematura scomparsa di facce nuove (Antonio Ingroia per Rivoluzione Civile, Oscar Giannino con il suo Fare per fermare il declino e il gruppo neo-fascista CasaPound -notizia che ci rammarica parecchio, ndr-).
L’Italia, tutta, da “destra” a “sinistra”, è rimasta sbalordita dinanzi ai primissimi responsi che i seggi davano: rispetto ai “sondaggetti” diffusi fino a due settimane prima dal voto, il PD crolla. Non è una vittoria del centrodestra, bensì un’ennesima sconfitta del centrosinistra; non è solo il trasportante populismo delle promesse stravaganti ed efficaci di Berlusconi (stravaganti non è un aggettivo azzardato o “fazioso”: l’introduzione dell’IMU era già stata prevista dal governo Berlusconi dimissionario nel 2011, con la tassazione che sarebbe dovuta partire dal 2014; non tutti lo sanno, ma Monti ha solo anticipato il provvedimento, tra l’altro appoggiato in Parlamento, oltre che dal PD, dallo stesso PDL che in campagna elettorale ha proposto di abolire e addirittura rimborsare l’IMU, senza nessuna reale copertura finanziaria); non è solo il “voto di pancia”, così come lo chiamano adesso, affidato al M5S, che oscilla tra proposta innovatrice e protesta, per alcuni demagogica e qualunquista, dunque “inutile”, se non “dannosa”; è anche l’incapacità di questa “sinistra” di mostrarsi SINISTRA e raccogliere il consenso ideologico che, con una buona classe dirigente ancorata ai valori tipici, le spetterebbe.
Il quadro è tragico quanto ambiguo.
La penisola, l’Europa, i mercati e tutto il resto del mondo si chiedono che cosa ne sarà, quali saranno gli equilibri nei Palazzi del potere, e come la situazione si proietterà sul paese e sull’economia. Sì, l’economia: dopo le elezioni Piazza Affari scende del 4%, il famigerato “spread” vola poco sotto i 350 punti, in controtendenza alle settimane precedenti. Ma la quasi sicura instabilità si ripercuoterà anche sull’economia cosiddetta “reale”, o solo su quella dei “signori delle borse”?
E a chi affiderà, “Con viva e vibrante soddisfazione”, la poltrona di capo del governo Giorgio Napolitano? A Bersani, che ha comunque il premio di maggioranza alla Camera, seppur in vantaggio di soli quattro decimi sulla coalizione di centro-destra? E, eventualmente, la Fiducia sarà votata dall’ostico M5S e dallo stesso PDL? Tra quanto si tornerà a votare? Ancora col Porcellum? E quali saranno i provvedimenti che il Parlamento adotterà in questo lasso di tempo, con una frammentazione così accentuata, dove le tre maggiori forze hanno interessi spesso diametralmente opposti? E poi, quale sarà il nuovo ruolo di Monti?
E soprattutto, chi sarà il nuovo Presidente della Repubblica?
Questo pezzo si chiude con troppi punti interrogativi, gli stessi che affollano le teste di chiunque, in questi giorni, provi a vederci chiaro qualcosa sul futuro dell’Italia (tralasciando espertoni improvvisati all’ultimo momento e Sallusti che va in giro per le tv a sparare puttanate).
Vorremo concludere soffermandoci su di Lui…
Beh, diciamo che Lui, quel gran tumore della società, stavolta, ha guadagnato ancora voti. Non molla mai! La tragedia è stata solo sfiorata. Poteva andare molto peggio, ma gli italiani continuano, dopo anni, a farlo esistere politicamente, e non solo. E non ce lo possiamo permettere, ancora. Anche perché, ogni volta è l’ago della bilancia. Un elemento così negativo decide le sorti della collettività, ve ne rendete conto? Bisognerebbe ucciderlo, questo diavolo di astensionismo.