MATITE PER FEBBRAIO - ALESSANDRO CARCAGNI' & ALESSIO GIAFFREDA (anno 2, n.3)
Pronti via. Ancora una volta stiamo per entrare in campagna elettorale, ancora una volta l’Italia sta per decidere chi la guiderà nei prossimi 5 anni. O forse di meno. O forse non lo deciderà.
L’unica arma che abbiamo per darci un’idea di come andrà sono i sondaggi: campioni di popolo vengono intervistati per capire, a grandi linee, quali saranno gli esiti. Ma qualcuno si avvale anche di certi sentori, di ciò che sembra trapelare già due mesi prima della data del voto, e non è poi così difficile farlo se si conoscono bene personalità e modi di ragionare di politicanti e schieramenti.
Andiamo con ordine. Importante presupposto è che ancora una volta gli italiani voteranno col famigerato porcellum. Liste bloccate, dunque. I segretari di partito nominano i “fortunati” che siederanno in parlamento. A tale vuoto legislativo, hanno fatto fronte il PD con le primarie del 30 dicembre, che hanno sancito, per circoscrizione, le preferenze di ogni tesserato per chi dovesse prendere posto a Roma. Non senza nei: fanno inevitabilmente discutere il listino bloccato del segretario Bersani (per altro candidato premier dopo aver vinto le sue di primarie) e le deroghe a chi per regolamento non potrebbe fare più di tre legislature, così come prevede lo statuto del partito. E i vari Rosy Bindi si spoltroneranno ancora una volta in quell’aula come fanno da decenni. Il PD, alleato con SEL del governatore pugliese Vendola (anche loro con le primarie per i parlamentari), e poi chissà.
Il M5S, invece, le ha chiamate “parlamentarie” le sue manovre per la scelta dei futuri legislatori di Montecitorio, rigorosamente on-line, sull’ormai celeberrimo blog. Anche qui non senza polemiche (che ormai sistematicamente investono le azioni degli attivisti e di Grillo): pochi votanti, sistemi non perfettamente trasparenti, con poca possibilità di discernere.
Mario Monti, dimissionario, scende in campo, appoggiato dall’Udc di Casini, Fli e da “Verso la Terza Repubblica” di Luca Cordero di Montezemolo, che ha deciso di non candidarsi, mantenendo il suo impegno politico in ausilio all‘attuale presidente del consiglio. Il professore presenterà una lista unica al senato, mentre per quanto riguarda la camera, prenderà una decisione nei prossimi giorni, in base alle “ultime interpretazioni della legge elettorale”, come ha recentemente dichiarato.
Il centro-destra ha visto il ritorno in campo di Silvio Berlusconi, atteso e previsto da molti, un ritorno che ha sconvolto gli equilibri del partito del cavaliere, spaccato in due sottoschieramenti, l’uno completamente fedele all’ex premier e l’altro, una neonata corrente guidata dal trio Meloni-Crosetto-La Russa, che chiede un importante rinnovamento al Cavaliere. Il partito ha visto per altro l’allontanarsi di molti vecchi esponenti, anche alcuni ex “fedelissimi” del leader, che si sono avvicinati alla nave di Monti, con il quale il Caimano è in polemica più che aperta, soprattutto dopo esserne stato, anche se di fatto non formalmente, la causa principale delle dimissioni anticipate.
La Lega Nord concentrata sulle regionali in Lombardia, potrebbe “regalare” un ritorno al passato con l’ennesimo asse Berlusconi - Bossi. Il senatur sembra convinto di avere ancora un ruolo decisivo nelle dinamiche del partito da lui stesso fondato, nonostante il leader sia ora Maroni. Paradossalmente, un partito che sembra essere poco influente, al momento, potrebbe cambiare l’esito dei giochi, in quanto la possibile alleanza con il PDL porterebbe, se non a un altro governo dello stesso asse, per lo meno alla risicata maggioranza in parlamento per il vincitore delle elezioni, che per ora i sondaggi indicano nella persona di Bersani e del PD. Con il rischio di un altro grande governo dalle “larghe intese”, con gli stessi presupposti di quello presieduto dai “tecnici”.
L’Italia dei Valori è in netto calo nei sondaggi, avendo raggiunto i 2 punti percentuali, dopo le defezioni (il nuovo movimento dato alla luce da Donadi) e le polemiche che hanno investito Antonio Di Pietro.
Nuove realtà, poi, si affacciano sul panorama politico: Antonio Ingroia, Magistrato palermitano che si è recentemente occupato della trattativa stato-mafia, non senza conseguenze, scende in campo con la lista “Rivoluzione Civile”, sostenuto, tra gli altri, dalla lista arancione del sindaco napoletano De Magistris.
Tra le polemiche di chi sostiene che ancora una volta la frammentazione è troppo vasta e controproducente, e quelle dei battibecchi a distanza tra i vari “leader e leaderini”, a cui ormai siamo abituati, siamo già nel vivo di una campagna elettorale che sarà decisiva per le sorti del paese, in un tempo di crisi vera (di tutto), in un tempo di bisogno di rialzarsi dal fango nel quale ancora oggi sguazziamo.
L’unica cosa che ci auguriamo non vinca è lui… Lo sapete come la pensiamo, sarebbe un’altra botta tremenda per questa nazione: se trionferà lui, avremo perso tutti. Ci ha fatto già troppo male, in tutti questi anni. Se non ci fosse stato, forse ora staremmo a parlare di un’Italia più bella. Parliamo, naturalmente, dell’astensionismo, che è solo un coltello infilzato fra le costole della democrazia, di cui questo paese ha tanto, troppo bisogno.
Dunque, signori, il 25 febbraio, prendete il vostro documento d’identità, la vostra tessera, e pensateci bene. Ma fatelo. Dovete farlo. Andate in quella diavolo di cabina, prendete quella matita in mano e mettete quella X. Ragionatela, sudateci sopra, ma mettete quella crocetta. Fatelo, per voi.