IL GENE SIMPSON - FRANCESCO RESTA (anno 2, n.3)

Ormai quasi tutti hanno raggiunto la fatidica età dei 18 anni, traguardo di una vita per molti, età per iniziare a mettere la testa sulle spalle—o proprio sul collo - per altri (ma se prima si trovasse questa benedetta testa meglio ancora), età per essere “finalmente” perseguibili dalla legge per molti altri. E ovviamente l’età per diventare novelli Schumacher per il restante 80% del genere maschile.

Ora il punto è il verificato declino mentale, etico e psicologico che prende il sopravvento su molti individui, con velocità impressionante e risultati sbalorditivi. Forse è da questo momento che parte quel “Ma questo ragazzo ci è mai stato?”, riferito a numerosi adulti burberi e spietati, che ci si chiede appunto se siano nati già così o cosa. Un declino, non irreversibile per carità, ma c’è. Testa che si scinde completamente dal resto del corpo per la maggior parte delle azioni, dalla più banale alla più impegnativa, e che, come usciti da un momento di trans, non riusciamo a capire nemmeno noi stessi. Non diventeremo zombie, intendiamoci, ma ci fermeremo ad uno stadio prima. Poi ci sono sempre le eccezioni per ogni punto. C’è chi è così da sempre, chi da qualche anno. Chi si comporta da zombie in versione scolastica, ovvero cercando disperatamente cibo di qualsivoglia forma e dimensione: dalle croccantelle della “mammacchinetta”, al panino del compagno, al compagno, agli oggetti didattici (può succedere) ma anche questo per molti, può anticipare il diciottesimo. Poi i cambiamenti di look. L’addio a quell’aspetto da ragazzino e il benvenuto a adulte “barbe” spennacchiate, i più fortunati hanno folte barbe Marxiste già dal secondo anno di liceo. E ancora le risate isteriche durante la lezione (esclusiva del classico dai 14 ai 18 anni) che si intensificano in quest’età; accentuato menefreghismo della scuola sotto tutti i suoi aspetti con un certo ”laissez faire, laissez passer” (lasciate fare, lasciate passare), teoria economica di fine 1700 che ben si sposa, come significato letterale, alla speranza di una divina provvidenza, che ci cacci da ogni impiccio scolastico. E talvolta succede.

Per non parlare poi di quello che è il punto cardine di questa serie di cambiamenti repentini: i fidanzamenti. Per carità, lo auguriamo a tutti per la felicità che ne consegue negli individui interessati... Però certe volte si esagera! Mansuete e gentilissime ragazze che diventano vipere acide e incandescenti a ogni parola, veri e propri zombie (questa volta letteralmente) succubi del tanto ricercato sentimento, o ragazzo/a di turno che le/i fa diventare dei Tibulli, Properzi o Catulli in erba, sprofondati in questo “amore totalizzante” tipico dei poeti elegiaci romani (sarà l’influenza classica che ci trasforma?). E come - forse - ultimo punto di questa lista della metamorfosi diciottiana, sempre per influenza classica presumo, senza cui non sapremmo come chiamarlo, il “taedium vitae”, o spleen se vi è più congeniale. È quella noia, malinconia di vivere che affligge le non fidanzate arpie e arpii schiavi d’amore, e in generale la maggior parte dei futuri maturandi, quella noia che non ci fa mai sapere dove sbattere la testa sotto crisi depressive, e anzi è così totalizzante che ci fa passare persino la voglia di farlo. Sbattere la testa, mica altro.

Cosa c’entra il titolo con l’articolo? Il riferimento è ad un episodio dei Simpson, “Il gene Simpson” appunto, in cui la giovane studiosa o “ciuccellona” di casa Simpson, Lisa, è convinta di essere arrivata in quell’età in cui i Simpson rimbecilliscono, perdono colpi, tesi avvalorata dai racconti del nonno, del fratello e del padre. Si scoprirà in fine che questo “gene” colpisce solo il ramo maschile della famiglia, e che Lisa era stata contagiata da queste storie, che ciò che le succedeva era frutto del caso e della sua mente, mentre in realtà non era minimamente cambiata. Non gioite donne, a quest’ ultima notizia: ammenoché non siate delle Simpson, i 18 anni arrivano per tutti, sta a voi futuri adulti (uomini, donne, o cosa) stare attenti ai succitati sintomi. La cura è in noi.

 

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