LSD, IL MIO BAMBINO DIFFICILE - REBECCA FILIERI (anno 3, n.1)

Non so se fa più impressione chiamarlo dietilamide-25 dell’acido lisergico, o semplicemente acido, oppure LSD. Droga, insomma. Forse suona più bello “sostanza psichedelica”, ma anche “trip”. Resta comunque il fatto che è una droga ed è meglio tenersi lontani da certa roba. Ecco come fare a pezzi gli anni di studi e ricerche scientifiche di Albert Hoffmann, il padre del cartone, che ci racconta la vita travagliata della sua scoperta nel libro “LSD, il mio bambino difficile – Riflessioni su droghe sacre, misticismo e scienza”. L’allucinogeno nasce nel 1943 a Basilea, presso l’azienda farmaceutica Sandoz, e presto va a sbattere contro il muro delle istituzioni e cade nell’illegalità, nel proibito e, chiaramente, nel pregiudizio. Si parla dell’ LSD e dei suoi effetti spesso con paura e molta diffidenza, anche se la curiosità non manca. Un bambino della scienza trattato non tanto bene, eppure degno di nota. Il signor Hoffmann l’ha sintetizzato dall’ergot, prodotto di un parassita della segale e del frumento, e l’ha sperimentato su se stesso più volte. Poi ha descritto gli effetti: i colori, le sensazioni, le forme, i pensieri, tutto ciò che ha fatto di queste sperimentazioni, le esperienze più intense della sua vita. E nel libro ne parla dal punto di vista scientifico, in primis, e poi da quello filosofico e culturale. Va alla ricerca di altre droghe allucinogene, quelle che mettevano in contatto le tribù con gli dei, le confronta, e il discorso si amplia sul piano storico e artistico. Spiega come essere preparati ad assumerla ed entro quali limiti, cosa aspettarsi e quali precauzioni prendere. Non invita a farlo, ma razionalmente parla di un affascinante (a dir poco) percorso che di razionale ha apparentemente poco: un viaggio fuori dalla quotidianità, all’interno di se stessi, immersi nella propria memoria remota, nella propria fantasia, nella propria spiritualità, un viaggio stupefacente capace di cambiare anche i nostri punti di vista sulla realtà più radicati. La coscienza ne risulta cambiata. Può essere l’esperienza più bella che si possa vivere o la più traumatica, dicono. La più sconvolgente di sicuro, dicono. Questione di dosaggi, questione di predisposizione psicologica, questione di chimica.

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