VERSO LA PERDITA DELLA CITTA' - Carolina Di Prizio

A volte vedere le cose più vicine a noi ci può aiutare a vedere le più grandi. E perchè allora non lo facciamo?
Sono così impegnata a sapere cosa fanno le persone in America ogni minuto, ad aggiornarmi sulle bombe scoppiate in Siria, sulle guerre e sulle missioni di pace, sugli scandali di Hollande, su quello che succede dall'altra parte del mondo, sull'industria cinese, sull'economia mondiale... 
Ma l'informazione, perchè non la usiamo per conoscere quello che è vicino a noi?
Perchè è vero, noi sappiamo cosa succede a mille chilometri di distanza da noi, ma la maggior parte della popolazione giovanile in particolare, non conosce la realtà in cui vive, la sua città.
Mi ci metto io per prima. E' difficile informarsi, farsi un'idea, sapere le cose come stanno. Ed è anche difficile provare amore e voglia di scoprire casa tua quando si hanno vent'anni perchè il desiderio di vedere altro, di scoprire luoghi nuovi, di "conquistare il mondo intero" batte quello di vivere a pieno il tuo luogo. Ma come possiamo non provarci?
Mi fa rabbia più che dispiacere sapere che la maggior parte di noi ragazzi se ne frega. Mi da fastidio vederci arrabbiati per un voto che reputiamo ingiusto e intanto fare i menefreghisti davanti a una situazione ben più importante di un'insufficienza. Non solo vederci disinteressati nella ricerca di una verità che è difficile da trovare, ma del tutto immobili di fronte a quotidianità alla quale assistiamo e che osserviamo con gli occhi, che viviamo sulla nostra pelle. 
Vederci indifferenti. 
Per carità, ognuno è libero di prendere una decisione per proprio conto, ma mi domando come sia possibile. Come sia immaginabile che non riusciamo a capire che si parla di noi anche se non si fanno i nostri nomi, che i problemi quanto anche le buone iniziative di una città ci toccano e come, anche se non ce ne accorgiamo. 
Dobbiamo quindi saper conoscere il nostro luogo, quello in cui viviamo, che in parte caratterizza anche chi siamo, che ci può dare buone opportunità se lo sappiamo sfruttare, e per il quale ci dobbiamo invece arrabbiare se ce le nega. 
Quindi viva anche il saper arrivare vicino a noi. Viva l' essere orgogliosi del proprio luogo, viva il dialetto, viva le iniziative che promuovono la cultura cittadina, che mostrano le bellezze della nostra terra, viva il sapere, viva il conoscere le cose belle, ma ancor di più riconoscere quello che non va, viva l'interesse.
Smettiamola di lamentarci di una città che non fa niente, se non siamo noi per primi a partecipare. La città siamo noi, e le iniziative possono partire da tutti i cittadini. 
Io prendo come esempio della mia stessa Galatina, che in quest'ultimo anno mi è sembrata più attiva che mai con manifestazioni, progetti, teatro... e mi è venuto in mente di pormi la domanda se in realtà non fossi stata io a non essere mai riuscita a vedere tutto ciò, se ero stata troppo menefreghista sulle iniziative date dalla città, se ero troppo impegnata a fare altro per riuscire a sfruttare le opportunità che mi davano a due passi da me. 
Abbiamo a Galatina qualcosa di davvero bellissimo, un palazzo della cultura sempre pronto a nuove manifestazioni, un teatro che sta "prendendo vita", una biblioteca che vanta dei libri di una bellezza strepitosa, libri passati nelle mani di tante generazioni e da un valore incommensurabile che stanno fermi lì sugli scaffali, la basilica di Santa Caterina d'Alessandria riconosciuta come uno dei più insigni monumenti dell'arte romanica e gotica nell'intera Puglia che noi stiamo distruggendo, il museo Cavoti, le corti del centro storico e altre incredibili cose che noi cittadini non sappiamo utilizzare al meglio e apprezzare. 
Siamo noi cittadini che siamo la città, noi per primi dobbiamo promuoverla, dobbiamo amarla, dobbiamo sforzarci di riconoscerla per la sua bellezza e il suo valore.
Quindi si, amiamo il grande, non restiamo fuori dal mondo, ma iniziamo prima conoscendo il nostro luogo.

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