TI AMO..DA MORIRE - LARA NUZZACI (anno 2 n.2)
Carmela. Diciassette anni. Due coltellate alla gola. La morte. E tutto per amore: una giovane ragazza disposta a rischiare la vita per proteggere la sorella più grande. Un ragazzo. La sua furia. L’omicidio. Solo perché la sorella maggiore di Carmela, Lucia, non voleva avere una relazione con lui. Il ragazzo, 23enne, voleva vendicare l’ingiustizia per essere stato respinto.
Viviamo in un mondo ormai all’avanguardia, le scienze si sviluppano sempre di più, la cultura è ampia, ma succedono ancora molti, troppi episodi come quello delle sorelle Petrucci ai quali forse non diamo il peso e l’importanza che dovrebbero meritare. Vi sembra forse normale che un uomo, un ragazzo PERSEGUITI,VIOLENTI,UCCIDA una donna, una ragazza solo per un semplice “No, non voglio stare con te”? Sono oltre cento le donne e le ragazze in Italia che nel 2012 sono rimaste uccise da uomini che con loro avevano un rapporto “sentimentale”; la violenza sulle donne e il loro omicidio è qualcosa di abominevole, schifoso e come tale tutti la dovrebbero condannare. Questo fenomeno dell’ammazzare le donne in quanto tali, non è un “semplice” omicidio, ma è definito femminicidio.
Tutti dicono che la violenza sulle donne non dovrebbe esistere, non dovrebbe essere neanche pensata: ma allora perché succedono sempre gli stessi terribili episodi? Alcuni uomini sono ancora convinti che la donna, in quanto creatura “inferiore”, appartenga a loro. Ma la donna è libera, ha gli stessi diritti, la stessa forza, lo stesso valore. Ha una testa per pensare e per decidere, un corpo per reagire e parole per condannare. Però rimaniamo in silenzio. Restiamo zitte. E io, sempre più frequentemente, mi domando il perché. Di cosa abbiamo paura? Perché facciamo in modo che questi spiacevoli eventi accadano ancora e ancora? Dovremmo avere timore del nostro ragazzo o di un uomo con bassa autostima e che non si sente abbastanza appagante? Perché, diciamolo, è di questo che si tratta. Il cervello del violentatore funziona così: ”Lei ha detto che non vuole stare con me, probabilmente non le piaccio. Bene, la uccido. Non posso sopportare per tutta la vita un’ingiuria del genere, non posso sopportare che lei vada con qualcun altro, perché lei è mia. Mi appartiene.”
Tutto ciò è ancora frutto del patriarcato e di una cultura fondata su un imperante maschilismo. Tutto questo non finirà finché gli uomini che non si riconoscono in questi modelli non si faranno avanti condannando il fenomeno, facendo capire che l’uomo non è tale se usa queste violenze per dimostrare la sua “superiorità”.