LA VERA STORIA DELL'8 MARZO - LARA NUZZACI (anno 2 n.5)

“New York, un terribile incendio investe la ‘Cottons’, fabbrica che impiega in prevalenza manodopera femminile.

Le operaie avevano minacciato uno sciopero e il padrone per impedirglielo le ha chiuse a chiave, appiccando l’incendio. Incerto il numero delle vittime…”

Questa è la storia che generalmente si racconta quando si parla di 8 marzo, questa storia è una leggenda. La Giornata Internazionale della Donna è frutto di un lungo e complesso processo di emancipazione da parte delle Donne stesse. Diritto al voto, al divorzio, all’istruzione, alla denuncia di violenze e soprusi. Sono questi i punti cardine delle manifestazioni femministe nel corso del ‘900. Gli uomini al potere non si mostrano molto favorevoli ad accogliere e a riconoscere questa “pretesa” delle Donne di essere considerate e chiamate cittadine a pieno titolo; non a caso molte manifestazioni vengono spesso e volentieri derise e ignorate.

Da Chicago a Copenaghen, dalla Russia all’Italia si cerca con non poche difficoltà di ratificare l’esistenza di una Giornata della Donna, elevandola a livello internazionale.

Nel 1952 l’UDI (Unione Donne in Italia) fece stampare in un piccolo libro la leggenda dell’8 marzo per raccontarne le origini, legando questo libriccino al petto assieme ad un rametto di mimosa (uno dei fiori più belli che cresce in questo periodo dell’anno). Certamente è simbolicamente più forte raccontare le origini di una giornata così importante con una leggenda: colpisce maggiormente e più direttamente le persone. La cosa sconcertante è che ormai si è perso anche il valore della leggenda. Dal primo di marzo i fiorai mettono in bella vista i rametti di mimosa, le pasticcerie sfornano le crostate e le torte più belle, gli uomini cercano disperatamente una bella rosa rossa da regalare alla mamma, alla sorella e alla fidanzata… Ma la Donna non potrebbe e dovrebbe essere rispettata ogni giorno? E per farlo non servono mica le mimose o i baci perugina! La Giornata Internazionale della Donna si è trasformata in una vana celebrazione di fiorai, di pasticcerie e negozi di abbigliamento. È questo ciò che hanno portato lunghi e difficili anni di lotte per l’emancipazione della Donna? E’ questo ciò che volevano le nostre madri, le generazioni di donne che ci hanno precedute? Voi avreste più piacere a ricevere il famoso rametto di mimosa, oppure piena emancipazione?

Il problema è che, a volte, sono le stesse donne a reclamare quel misero rametto. Mi è capitato purtroppo di essere la testimone di una scena piuttosto pietosa: una giovane donna infuriata perché un suo amico non le aveva ancora regalato una rosa o una mimosa. Mi sono vergognata per lei. Personalmente per la Giornata della Donna, della nostra e della mia giornata, io vorrei soltanto una cosa: la promessa e la realizzazione di un rispetto sincero e duraturo non solo verso di me, ma verso tutte le Donne. Noi dobbiamo essere rispettate e stimate ogni giorno, non solo in un giorno specifico. E per favore non chiamiamola festa!

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