“Donne…oltre le gambe c’è di più”- CARMEN CHIRIVI' E ADRIANA PICCINNO

“Donna solo per qualche giorno, poi ti trattano come un porno.”
 
Benvenuti nel   XXI secolo, il secolo delle etichette, dei pregiudizi, delle discriminazioni. Il secolo in cui se sei di destra, allora sei un fascista, se sei di sinistra, allora sei comunista; nel secolo in cui se sei del sud, dunque sei terrone; se hai una maglietta rosa sei omosessuale; nel secolo in cui se non ce la fai….allora sei una donna.
Le donne sono ancora un passo indietro, fanno fatica a raggiungere quell’immagine mitizzata ed ideale dell’uomo “Posso far tutto io”, sono lasciate al margine di una società che le sbatte sulle copertine di riviste indecenti o su cartelloni pubblicitari di reggiseni super push-up. Le vedi sorridere, far mostra delle loro forme, subire battute infelici da maschi in calore, che non conoscono il reale perché di tutto ciò.
Donne che calpestano la loro dignità sfilando su tacchi 12 per guadagnare quattro spicci, donne che scoprono cosce e culo solo perché la società maschilista in cui viviamo dice loro: ‘Potete fare solo questo’.
Poche donne ormai, secondo l’indagine Censis per "Women and In Europe" , sono impegnate nel mondo della politica o della cultura, piuttosto ricoprono ruoli di attrici e modelle.
Basti pensare alla nostra realtà, alla tv di oggi, al fatto che nel 2013 Sanremo, il gran festival della canzone Italiana, ha registrato il picco di ascolti, quando la carissima Belen ha deciso di mostrare a tutti la sua farfallina, con tanto di sorriso stampato sulle labbra come a dire: ‘Basta una gamba lunga e magra per essere donna’.
Ma basta davvero questo? Oggi forse servirebbe un po’ più di cervello per far crollare questi pattern mentali che assegnano le donne magre al mondo dello spettacolo, quelle grasse a quello delle pulizie. Sta sempre più maturando l’idea di una donna che è completamente esclusa dal mondo degli affari, una donna che sebbene, magari, abbia anni di studio alle spalle è destinata a scoprire le gambe, ad indossare tacchi vertiginosi e slip che sembrano fili interdentali. Le donne con una prima di reggiseno potrebbero anche marcire come topi bibliotecari e studiare per diecimila anni, ma purtroppo nei colloqui lavorativi prevarrà sempre e comunque una bella quinta coppa c. E’ il trionfo dei vestitini succinti e color oro sull’intelligenza, dell’estetica sulla morale.
Si vive in una società gerarchizzata in cui la donna sembra essere una schiava sottomessa all’arbitrio dell’uomo, ma si dovrebbe incominciare a capire che quest’ultima, insieme all’uomo, dev’essere protagonista della vita che ha il sacro santo diritto di costruirsi autonomamente.
Sfatiamo i miti che vogliono la donna rinchiusa in casa ad accudire anziani e bambini, e invece l’uomo ai vertici della società.
Lo stesso Platone, diceva che, se dotata di capacità, anche la donna poteva ricoprire dei ruoli politici.
Bisogna capire che, al di là della differenza di sesso, uomo e donna hanno gli stessi diritti, e che la donna PUO’…
PUO’ camminare per strada con una gonna corta senza essere definita una poco di buono; PUO’ sorridere senza che le si dica che quei sorrisi sono solo ammiccanti; PUO’ sedere dietro una scrivania; PUO’ essere mamma e donna d’affari; PUO’ essere accanto e non dietro ad un uomo.
Solo quando saremo in grado di abbattere le diversità e di fare di queste un tesoro per la società, allora potremmo davvero dire di essere ‘uomini’  liberi.
<<Siamo tutti diversi, a volte drammaticamente, ma un mondo di uguali è orribile, un incubo, era così nei sistemi totalitari, dove si ammazzavano i diversi>>.
 
 

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