MARINALEDA, UN’UTOPIA VERSO LA PACE. - REBECCA FILIERI (anno 3, n.3)

Non è il paese delle meraviglie, esiste.
“Marinaleda, una utopia hacia la paz” si legge sulla bandiera con la colomba che porta un ramoscello d’ulivo in bocca e vola su casupole circondate da campi e monti.                                                                    Marinaleda è un paesino andaluso di circa 2700 abitanti, decorato con murales di Che Guevara, Salvador Allende e contadini al lavoro, con graffiti del tipo “Por la reforma agraria”, “La libertad no se mendiga”, “Paz, pan, trabajo” oppure, ancora, “Esto es democracia”, “Stato= Mafia” e “Policia Mierda!”. Basterebbe, quindi, una passeggiata per le vie della cittadina per capire la sua impostazione ideologica, politica e socio-economica. Impostazione data nel 1979 dal sindaco Juan Manuel Sánchez Gordillo, figura nascente dal Sindacato dei lavoratori agricoli e poi deputato del Parlamento andaluso dal 2008 nel partito Izquierda Unida (“Sinistra Unita”). Quando si insediò disse: “Davanti alla legge prometto e mi riprometto di lottare con tutte le mie forze per sovvertire il sistema di produzione capitalistico.” Sta lottando, e lo sta facendo bene. Ha reso reale un’utopia in modo semplice ed efficiente. Perché è proprio la semplicità alla base della sua Marinaleda, quella semplicità che sa tanto di lavoro nei campi, mani nella terra, rusticità, cooperazione, mano nella mano, solidarietà…socialismo, in termini pratici. E’ un’isola felice e microscopica, in un mondo di giganti divoratori di capitali, bruti e insoddisfatti. E’ un posto in cui si dà valore alla vita dei singoli, al di là delle opprimenti logiche di mercato che invadono ormai ogni aspetto dell’esistenza dell’uomo di oggi. Qui si vive bene con poco. Il profitto non serve, lo lasciano ai pesci grandi che si mangiano a vicenda. E’ la sussistenza che conta, e in questo sono pienamente autonomi a Marinaleda. Tutti lavorano sei giorni a settimana, tutti davvero (la disoccupazione è dello 0%), tutti guadagnano 47 euro al giorno, tutti costruiscono la loro casa con le loro braccia e 15 € di anticipo. Il Municipio offre terreno e progetto, il governo presta il denaro a tasso zero, i cittadini autocostruttori decidono in assemblea la quota mensile da versare e il mutuo è roba che non li riguarda.  Tutti, durante le “domeniche rosse”, si dedicano alla pulizia delle strade e alla manutenzione dei giardini e delle aiuole. Tutti portano avanti le loro richieste nelle Assemblee Generali che si tengono anche 30 volte all’anno e i Gruppi D’Azione si occupano della risoluzione dei problemi specifici. Problemi…parola grossa! Quali sono i problemi in una realtà in cui la Polizia non c’è perché la criminalità non esiste?! Non  stiamo parlando di una comunità primitiva, ma di una comunità raffinata e pulita, sotto ogni aspetto. A Marinaleda hanno deviato, e non potevano prendere via migliore. Forse “noi altri” non camminiamo proprio sulla retta via. Chissà chi è che detta le coordinate! C’è qualche errore di sistema… O magari l’ago della bussola si è smagnetizzato a furia di puntare verso quel metallo che chiamiamo denaro e che non è più tanto metallo e carta: adesso sta in banche e computer sotto forma di azioni, titoli, quote e chi più ne ha più ne metta e si va in crisi.   A Marinaleda si sono asfaltati una bella stradina tra ulivi e campi coltivati. Noi continuiamo a inciampare nei sassi di una strada sterrata e tanto trafficata che va verso… Ma dove stiamo andando? 

MARINALEDA, UN’UTOPIA VERSO LA PACE. - REBECCA FILIERI (anno 3, n.3)

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