MALEFICENT? NON ABBASTANZA - GIUSEPPE MAURO

Pregi e difetti della  “nuova” fiaba Disney

Cosa bisogna fare per girare un film di successo negli anni 2000? Molto semplice: si prende un grande classico, lo si rivolta come un calzino, e per amalgamare il tutto aggiungete tanti soldi, stratosferici effetti speciali, un pizzico di contemporaneità e il gioco è fatto. Così anche la Disney segue questa moderna ricetta; infatti dopo aver rivisto Alice nel Paese delle Meraviglie con Tim Burton (Alice in Wonderland) e il mago di Oz con Sam Raimi (Il grande e potente Oz), dal suo passato glorioso la fabbrica dei sogni di Walt Disney rispolvera il grande classico La Bella Addormentata del Bosco, narrato questa volta attraverso il punto di vista del villain della fiaba, la malvagia strega Malefica, tra i più iconici e carismatici cattivi del mondo disneyano: ecco a voi Maleficent, la “nuova” fiaba della casa del Topo diretta da Robert Stromberg, esperto scenografo di mondi fantastici qui alla sua prima regia. Addentriamoci quindi nella storia e scopriamo che in realtà Malefica (la bellissima Angelina Jolie), splendida fata dalle ali possenti e strenua protettrice della Brughiera, non è sempre stata la cattivona che tutti conosciamo, anzi da piccola fa amicizia con un umano, il giovane Stefano (Sharlto Copley). Ma questi, crescendo, diventa sempre più ambizioso al punto di decidere di acclamarsi re, sconfiggendo quella che per tutti era considerata una potentissima strega: infatti con l’inganno recide le ali della bella fata e quest’ultima, tradita e ferita, medita la vendetta sulla figlia del traditore, Aurora. Rispetto all’originale del 1959, l’odierno fantasy è piuttosto un reboot dalle venature dark , che presenta sì tanti pregi, ma anche tanti difetti. Tra le note positive, l’ottima prova della Malefica Jolie: con il suo sorprendente physique du rôle (incredibile la somiglianza con la Malefica creata dal genio di Marc Davis) ci regala una grande interpretazione, perfetta trasposizione che però annichilisce tutto il resto del cast, apparso un po’ sottotono. Ma soprattutto fa piacere la conferma del “nuovo corso disneyano” visto già all’opera nell’ultimo film d’animazione Frozen, che punta sullo sguardo agli affetti: è inutile aspettare il principe azzurro; in realtà il vero amore lo si trova nei propri cari e solo con il lavoro amorevole di squadra si possono abbattere tutte le difficoltà e salvare l’innocenza (le principesse sorelle Elsa ed Anna in Frozen, qui Malefica e la “figlia adottiva” Aurora), così quindi la magia da parte essenziale del racconto diventa metafora. Tuttavia questa rivoluzione nel corso del film è stata abbandonata a metà strada, portando a una sorta di limbo tra la voglia kolossal di far soldi e il perseguimento dei  temi della Disney moderna. Inoltre questa pellicola paga l’inesperienza nella regia, resa in modo blando e quasi inesistente, una sorta di sudditanza verso i grandiosi scenari ed effetti speciali, ed alcune scelte di sceneggiatura  a dir poco discutibili: per esempio l’eccessivo buonismo per giustificare le azioni di Malefica (nomen omen dicevano i latini, quindi è inutile tutto questa preoccupazione) oppure il dipingere alcuni personaggi secondari (Stefano e le fate buone) come veri e propri idioti, rendendo la messa in scena lontana dal carisma inimitabile dell’originale animato. Insomma, Maleficent è un fantasy godibile, con i suoi pro e contro, ma l’impressione è che poggiasse su apprezzabili intenzioni le quali però sono state tradite da una regia e una sceneggiatura incerta, non all’altezza di un film delicato come questo. Ah,  che combina il dio denaro…

CONSIGLI:

La Bella Addormentata del Bosco (1959), nel caso di una voglia irrefrenabile di infanzia perduta ed Alice in Wonderland (2010) e Il Grande e Potente Oz (2013), per capire che aria tira a Disneyland.

VOTO: 7-

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