The Wolf of Wall Street - Giuseppe Mauro per IntervallaInsaniae.it

 Sodoma & Gomorra giocano in Borsa 

Alla ricerca dell'Oscar mai avuto. Dopo un 2013 spumeggiante per Leonardo DiCaprio, grazie alle splendide interpretazioni in Django Unchained e Il Grande Gatsby, ma avaro di onori, il belloccio di Los Angeles tenta ancora la conquista dell'ambita statuetta, tornando a collaborare con il grande regista Martin Scorsese (pure lui snobbato per molto tempo dall'Academy, vincendo solo nel 2007 per The Departed, uno dei successi della premiata ditta DiCaprio-Scorsese appunto) nel nuovo film The Wolf of Wall Street, una storia di sesso, soldi e droga, lucidamente iperbolica. Si racconta la ( ahimè) vera storia di Jordan Belfort (DiCaprio), giovane broker americano che con metodi spregiudicati e non proprio legali diventa una leggenda a Wall Street, dove money for nothing è la legge, e inizia a vivere nel lusso più sfrenato, ma l'Fbi farà cadere il suo impero come un castello di carte e a Belfort toccheranno le sbarre della prigione e una vita più “modesta”.
Precisiamo subito che non è un film sulla finanza e sui suoi sporchi trucchetti. Piuttosto Scorsese approfondisce di più il lato umano anzi inumano,disumano della storia, sbattendoci in faccia senza tanti problemi tutto il marcio e la dissoluzione morale del protagonista, caduto (o forse in-nato) in questo mondo di ladri finanziari, novelli gangster passati dalle strade pericolose agli alti grattacieli, sedicenti Robin Hood che rubano ai ricchi e ai poveri per riempirsi le proprie tasche e soddisfare i propri piaceri. E allora i luoghi deputati a fare affari, diventano una Sodoma e Gomorra 2.0, tra lussuria e pazzia, onnipotenza e delirio (esemplare la scena in cui dei nani sono lanciati contro il simbolo del dollaro) dove lo straricco Belfort, emulo di Caligola, regna incontrastato. Qui tutto è in vendita: le azioni, le droghe, la morale, l'etica, persino l'amicizia. Continuiamo per tutto il film a seguire uno straordinario DiCaprio, imbonitore a tutto tondo, che ci guida in questo grottesco spettacolo di grande bruttezza, nel sogno americano diventato un incubo, dove il denaro chiama inesorabilmente altro denaro, e Belfort denarosessodroga-dipendente, pagherà, con la rovina sua e della sua sgangherata banda di idioti,l'omicidio preterintenzionale, reiterato e senza rimorsi della Morale. Ma dopo 3 ore abbondanti della spettacolare vita di quest'uomo, alla fine, non si capisce dove si vuole andare a parare con questa vicenda, non si comprende se sta esaltando questo stile di vita animalesco e istintivo oppure lo sta condannando facendo però il suo gioco. Forse Scorsese, esaltato un po' troppo dall'aggressività della storia e del personaggio al di là del bene e del male , lascia a chi sceglie o subisce una faticosa normalità, (come l'antagonista, l'agente dell' FBI che riuscirà a stanare il lupo) di affacciarsi sul baratro della ricchezza senza umanità, provarne disgusto ma anche una inconfessabile fascinazione.
Quindi cosa ci rimane di The Wolf of Wall Street? Sicuramente i dialoghi brillanti e trascinanti, l'ottimo cast, le immagini forti, iperrealistiche e ridondanti di questo schifo di società e un DiCaprio immenso, perfettamente a suo agio nel ricoprire un ruolo non facile, nel raccontare un uomo che, nonostante le colpe e gli anni in gattabuia, continua ancora oggi a fare quello che faceva vent'anni fa: vendere il niente per avere tutto, perché il lupo perde il pelo...ma non il vizio.
 
CONSIGLI:
Wall Street (1987) di Oliver Stone, uno dei primi incontri tra (sporca) finanza e cinema, Margin Call (2011) di J.C.Chandor , sulla crisi finanziaria del 2008 che devastò il sistema finanziario Usa e Il gioiellino (2011) di Andrea Molaioli , la storia del nostrano crack finanziario della Parmalat.
 
Voto: 8

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