GRAMMAR IS SEXY - GRETA VERGARO (anno 3, n.8)

Congiuntivi decaduti, accenti diseredati , “h” aggiunte od omesse senza alcun ritegno. La domanda sorge spontanea: rimarrà qualcosa della lingua italiana? Italiani, conoscere la nostra lingua non è un optional, ma un obbligo. Non solo: è un ordine che necessita attuazione immediata, ed il motivo è elementare: un italiano che non parla correttamente la sua lingua madre, può dirsi davvero tale? Esistono, innanzitutto, alcuni buoni motivi per amare la nostra lingua. Conoscerla e usare tutte le sue forme a buon diritto è già, di per sé, un’ottima ragione. Ma non l’unica. Perché avere un ampio bagaglio culturale accresce notevolmente la propria credibilità nell’esprimere il proprio pensiero. Chi, infatti, possiede una grande scioltezza nel parlare dimostra una grande sicurezza, al punto tale da riuscire ad impressionare l’ascoltatore. E poi la si deve amare per se stessi, per le proprie origini e perché è un piacere. Un piacere per chi ascolta, per chi legge e, sì, per chi parla. La si ami perché è lo strumento primo che unisce il popolo italiano, perché, se dovessimo iniziare a parlare ciascuno una propria lingua, perderemmo la nostra identità. La si ami senza alcuna domanda od obiezione, perché a volte ci sono cose che non si possono spiegare, si possono solo amare.
E adesso, dopo aver compreso che l’italiano deve essere amato ed apprezzato, come una madre che non può non amare un figlio, come ci si può esimere dal rispettare le regole che la stessa lingua richiede?

Italiani, è nel rispetto della nostra lingua madre, nel rispetto dei grandi della letteratura che hanno dato l’avvio a questa lingua nazionale, è per loro, per noi, che bisogna dar prova di conoscerla. Basta con gli errori grammaticali, gli italiani valgono di più. Un minuto di silenzio per tutti i “qual” che hanno subito l’appropriazione indebita di un apostrofo. Per tutte le “e” che desideravano un accento e non l’hanno mai ricevuto. Un minuto di silenzio per tutti i verbi mal coniugati e per tutti i congiuntivi che cercavano un padrone e sono stati rifiutati. Per tutti quei “gli” riferiti a donne o ad insiemi di individui. Per tutti i “condizionali” usati a sproposito. Per tutte le “h” che si sono viste al centro dell’attenzione senza esserne consapevoli e per tutte quelle che avrebbero voluto esserlo, e non lo sono state. Un minuto di silenzio per tutti i “sebbene” e i “nonostante” non accompagnati dal congiuntivo. Un minuto di silenzio per i termini usati illecitamente e per tutte le parole cadute in disuso. Italiani, possiamo ancora rimediare. Possiamo correggerci. Possiamo ammaliare con la grandezza dei termini usati correttamente. Possiamo ritrovare quella luce che l’italiano sta ormai perdendo. Perché la lingua italiana è una delle più ricche al mondo, perché è nata in una terra dalla grande storia e dagli eccelsi antenati. La lingua è indice di cultura, di spessore individuale. E, poi, è di gran lunga più piacevole ascoltare una persona che dimostra di conoscere approfonditamente la lingua rispetto ad un’altra che la conosce a stento. Perché, si sa, “Grammar is sexy”.

 

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