THE SHOW MUST GO ON - GIULIO PAPADIA PER "Intervalla Insaniae.it"

60 milioni per Falcao, 64 per Cavani, 45 per James Rodriguez. È incredibile sentir parlare così spesso, in un periodo come questo, dei trasferimenti record del calciomercato, oltre che delle varie trattative multimilionarie in corso. È estate, e come ogni estate che si rispetti i grandi club di tutta Europa spendono e spandono per rinforzare i loro squadroni. Il calcio è cambiato: se negli anni '90 e nei primi 2000 erano le squadre italiane a investire pesantemente in fastose campagne acquisti, ora a causa della crisi solo i magnati russi e gli sceicchi possono reggere il peso della concorrenza spietata e i prezzi esorbitanti. Chelsea, Manchester City, PSG e ora il Monaco di Rybolovlev sono squadre cresciute all'improvviso, con la sola forza del denaro. Come nell'economia reale, anche nel calcio la concorrenza spietata ha generato un aumento vertiginoso dei prezzi. Meritano un discorso a parte le due maggiori società spagnole, il Real Madrid e il Barcellona, buttano i soldi nel calciomercato nonostante i pesanti debiti con le banche, in questo momento di grave crisi economica nel Paese iberico. Come non citare Neymar (al Barça per 57 milioni di euro) e Cristiano Ronaldo, pagato dal Real nel 2009 ben 94 milioni (record assoluto per un trasferimento!). Stiamo parlando di operazioni che sfiorano l'immoralità. Tuttavia i costi per i trasferimenti sono in parte giustificati dai profitti che una squadra competitiva genera; sono comunque nulla rispetto alle cifre astronomiche percepite da alcuni campioni. Negli ultimi anni, infatti, sono aumentati vertiginosamente sia i costi delle operazioni sia gli ingaggi degli atleti. Può un calciatore guadagnare 12 milioni netti, più bonus e sponsor vari? Può accadere ciò mentre le aziende chiudono i battenti, gli operai perdono il lavoro e i pochi fortunati occupati hanno uno stipendio da fame? Tutto ciò è vergognoso, come è vergognoso puntare il dito contro il calcio e non contro lo sport in genere (vi invito a leggere gli stipendi faraonici di Alonso, Tiger Woods e Kobe Bryant, giusto per fare qualche nome). Tutto è corrotto, ma non importa realmente a nessuno. La gente dimentica in fretta. Evviva lo sport. The show must go on...

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