SE UNA MATITA FERISCE PIU' DI UN MITRA...- GIUSEPPE MAURO
L’attentato a Charlie Hebdo e le sue conseguenze
Sono veramente triste e scioccato. Perché il 7 gennaio, alle 11.30, mi sono accorto che la libertà d’espressione, forse, non è evidente a tutti. Perlomeno non lo è per quelle bestie barbare ed ignoranti che, semplicemente in nome di Allah (e non credo che lo stesso Allah ne sarebbe fiero), sono entrate violentemente nella redazione del famoso giornale satirico francese Charlie Hebdo e hanno fatto fuori dodici persone, tra cui il disegnatore Charb, direttore della rivista, e i suoi colleghi Cabu, Wolinski, Tignous e Honorè. Gente che, attraverso una matita e l’umorismo, tratteggiava con toni dissacranti, irriverenti ed estremi la politica e la religione, senza se e senza ma, ora non c’è più. Condannati a morte perché una matita, ancora oggi, ferisce più di un mitra, e fa veramente male. E quest’indignazione, che sente adesso tutta l’Europa e il mondo, al punto di scendere in piazza con le matite rivolte al cielo, sarebbe un bel momento di rivoluzione popolare, ma, purtroppo, questo episodio rischia di passare soltanto come uno dei più grandi fenomeni social di quest’anno, con individui che scrivono un giorno #jesuischarlie e negli altri 364 in loro il problema dell’esprimersi senza problemi evapora nella quotidianità, come bolle di sapone, diventando sordi alle continue richieste d’aiuto di signora libertà. Prima o poi ci renderemo conto che le libertà, religiosa e d’opinione, sono sacrosante; che la fede non deve interferire e che un equilibrio è il futuro per fare meno danni possibili. Ma non è questo il giorno. E la realtà dunque è che bisogna agire, ogni giorno, per arrivare a quel giorno, in nome dell’opinione altrui, e anche Voltaire, nel suo illuministico passato, ce lo ricorda: “Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo”. Nell’11 settembre del disegno, non bisogna avere paura, non bisogna cercare di accaparrarsi il gradimento sui social network. Non sprechiamo questo attimo. Ridiamo più forte che mai, perchè la satira non è morta. Lunga vita alla satira!