NEGLIGENZA O SCARSITA'? - LARA NUZZACI E ALESSANDRO CARCAGNI' (anno 2, n.7)

Il 24 giugno scorso il neo Presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha accettato le dimissioni della Ministra alle Pari Opportunità, allo Sport e alle Politiche Giovanili. Come ha affermato la stessa Idem, queste dimissioni erano meditate da tempo, ma come Ministra ha cercato di “resistere” quanto più possibile perché gli scandali e questi momenti fanno parte del “gioco”. Come persona però, la Idem pensava già da tempo di dimettersi. Il perché? A causa dei presunti abusi edili nella sua casa-palestra, e a causa degli insulti e delle accuse violente a lei rivolte. Diciamo che quindi non sono state una scelta del tutto sue, queste dimissioni. Josefa Idem non è stata, non è e non sarà di certo la prima e l’ultima persona seduta in Parlamento che “nasconde” qualcosa…ma questo è un altro discorso. La cosa adesso importante è il fatto che in un Governo del Cambiamento (perché era questo che si profilava essere), il Ministero alle Pari Opportunità, allo Sport e alle Politiche Giovanili è assente. E’ perché non si tratta di un Ministero abbastanza importante? O perché gli uomini al potere non sono in grado di trovare una/un degna/o sostituta/a della Idem? «Sono convinto che emergeranno rapidamente, e in tutta la loro limpidezza, la correttezza e il rigore morale che conosco essere fra i tratti distintivi di Idem e per i quali l'ho scelta e le ho chiesto di entrare far parte del governo». Queste le parole di Letta il giorno in cui ha annunciato le dimissioni; la correttezza, l’onore e la chiarezza sono certamente emerse proprio dalle sue dimissioni. Chi avrebbe il coraggio di lasciare una poltrona di quelle dopo essere stati eletti solo da un paio di mesi? Josefa Idem è stata un esempio lampante di giustizia, anche e soprattutto le accuse aggressive nei suoi confronti non sono mancate. Non sarebbe un Paese migliore se tutti facessero come lei? Tra l’altro la Idem ha svolto un ruolo importante nelle sue vesti da Ministra alle Pari Opportunità: aveva iniziato a riunire le più importanti associazioni femminili in Italia, anche quelle apartitiche, in un Paese in cui le Pari Opportunità non sono poi tanto pari.  C’è un certo collegamento, anche abbastanza evidente, che unisce gli episodi verificatisi negli ultimi mesi in Parlamento contro le donne (non parlo solo della Idem, ma anche della Kyenge, della Carfagna e della Boldrini). Lo scopo è colpirle non in quanto avversarie politiche, bensì in quanto donne. E’ questo il punto. Sembrerebbe quasi che gli uomini non siano in grado di gestire la libertà delle donne quando assumono ruoli istituzionali. Quando le donne iniziano a prendere posizione nelle istituzioni, subiscono un trattamento differente, vengono derise, umiliate, offese e sottoposte a ogni tipo di violenza verbale. Un primo esempio di trattamento diverso è rappresentato dalla vicenda che vede coinvolto il Ministro dell’interno Angelino Alfano, di cui erano state chieste le dimissioni in seguito allo scandalo del caso Ablyazov, un episodio di gravità certamente superiore rispetto alle vicissitudini dell’ormai ex Ministra Idem, dato che il segretario Pdl era accusato di aver violato alcuni tra i più importanti articoli della Costituzione in materia di rifugiati politici. Il premier Letta (che difendeva a spada tratta il vice di Berlusconi) sembra avere a cuore la salvaguardia del ministero dell’Interno ma non di quello delle Pari Opportunità. Che il nipote di Gianni Letta consideri più grave un abuso edilizio del mettere in pericolo di vita una donna e una bambina innocenti? L’uguaglianza e la parità di diritti (anche e soprattutto tra uomini e donne) non hanno importanza in questo Paese? La negligenza e il disinteresse nei confronti del ministero delle Pari Opportunità dimostrano una cultura inadeguata a un cambiamento di tipo anti-sessista e tutto ciò può essere giustificato anche da chi siede accanto al Pd in questa maggioranza, chi della mercificazione del corpo femminile e il suo sfruttamento ne ha fatto uno stile di vita e un prodotto delle proprie reti televisive. Questo governo non sembra affatto rappresentare “il cambiamento”, ma uno stallo oltre che politico anche intellettuale, bloccato dalla morsa dei bisogni del mercato che continua a dettare priorità che non corrispondono sempre con i diritti e la giustizia sociale di cittadine/i.

 

 

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