IN THE COURT OF THE CRIMSON KING - ANTONIO MARIANO (anno 2 n.4)
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Cari ragazzi, questa volta recensirò un album che, come ben sanno gli appassionati di progressive come me, ha definito un vero e proprio spartiacque tra due epoche. Il suo nome è “Take Me Home” dei grandissimi One Direction, chiamati dai veri cultori del gruppo “1D”… Ok, sto scherzando, e prego gli appassionati del gruppo di perdonare questa mia presa in giro, ma non posso farne a meno.
Tornado a noi. L'album che recensirò si chiama “In The Court Of The Crimson King”, che in italiano significa “Nella Corte Di Re Cremisi” dei leggendari King Crimson, con Greg Lake alla voce e al basso, Robert Fripp alla chitarra e mente musicale del gruppo, Ian McDonald alle tastiere e ai fiati, quindi niente panini, ed infine Michael Giles alla batteria e percussioni varie. Inizio subito con il porvi le seguenti domande: quanti dischi si posso realmente considerare storici? Quanti dischi possono vantarsi di aver realmente scavato un solco tra epoche musicali agendo da spartiacque tra due, (o più) epoche ed un’altra? Sicuramente pochi, ed a voler svolgere un rigoroso lavoro di selezione in tal senso, credo che il numero di album selezionabili si conterebbero sulle dita delle mani o poco più. “In The Court Of Crimson King” sicuramente occuperà uno dei primi posti.
Il disco si apre con una delle migliori canzoni dell’intero genere: “21st Century Schizoid Man”.
La musica e il testo, cantato da Greg Lake con una voce metallica e aggressiva, probabilmente ricavata con un megafono rotto, dato che nei live Greg non ha la stessa voce, danno l’idea di una persona che impazzisce, proprio come rappresentato in copertina. La chitarra di Robert Fripp è come al solito eccezionale, e non di rado si lascia andare a virtuosismi, senza tuttavia appesantire la canzone. Analizzando “I Talk To The Wind” ed “Epitapth” andiamo notevolmente in contrapposizione con il primo brano poiché questi non sono pezzi in cui regna la distorsione, rumori, cambi tonali improbabili e improvvisazioni, bensì sono brani considerati dalla critica tra i più melodici del panorama progressive. Il primo brano è una stupenda ballata dominata dai flauti e dai sintetizzatori di Ian McDonald; il secondo, sempre una ballata, ma anche una critica verso la società del periodo (come lo è tutto l'album d'altronde), è molto più complesso musicalmente: possiamo sempre ascoltare i flauti e i sintetizzatori di Ian McDonald, ma anche la curatissima chitarra acustica di Robert Fripp e la dolcissima voce di Greg Lake. In Epitapth compare per la prima volta il MelloTron, che è un particolare sintetizzatore, che si può definire il padre dei sintetizzatori moderni. La seconda parte dell'album la apre “Moonchild”, il pezzo più lungo dell'album, che possiamo dividere in due parti ben precise: la prima è una melodia dove emerge principalmente la voce di Greg Lake e la chitarra di Robert Fripp, la seconda invece è una pura ed intensissima improvvisazione dove tutti i membri del gruppo danno il meglio di sé, senza invadere gli altri, creando una musica definita da molti epocale e sacrale. L'ultimo brano è quello che dà il nome all'album, appunto “In The Court Of The Crimson King”, totalmente composto da Ian McDonald, ed è una sintesi di tutto l'album. Come al solito consiglio l'ascolto attento perché è davvero qualcosa di eccezionale… Definirlo progressive è molto riduttivo, in quest'album c'è veramente tutto: Rock, Jazz, Blues, Folk, Classica.