BRASILE NEL PALLONE -GIUNIO PANARELLI

Tutti gli italiani sono stati presi dai Mondiali di calcio che si sono svolti in Brasile. A far parlare di questa edizione, però non sono solo gli avvenimenti strettamente sportivi, ma anche le proteste contro questo torneo che sono state ignorate da alcuni grandi mass media e ingigantite da altri, noi per capire quale sia la situazione reale abbiamo parlato con Marcello Stasi cittadino brailiano residente a San Paolo.    

Marcello qual è oggi la situazione economica in Brasile? 

Dal punto di vista economico, i dati parlano chiaro, il nostro paese sta attraversando uno dei suoi periodi più floridi, il tasso di disoccupazione è del 4,5%, uno dei più bassi di sempre e da più di dieci anni i governi prima di Lula e poi di Dilma hanno fatto molto per migliorare la vita degli abitanti della favelas, arrivando a far scomparire quest’ultime quasi del tutto. Basti pensare che solo tra il 2003 e il 2009 quasi 36 milioni di persone sono entrate a far parte della classe media. Tutto perfetto dunque? Purtroppo no; il Paese infatti non è mai stato così diviso politicamente in maniera tanto emotiva come oggi. Ciò accade poiché accanto a dati economici positivi c’è il problema della corruzione reso pubblico da un’inchiesta durata molto tempo e conclusasi l’anno scorso, questo processo ha portato alla luce la compravendita di voti alcuni uomini politici, detti in gergo fisiologisti, da parte dell’attuale governo Dilma. A rendere ancora più ambigua la situazione, è stato il giudice titolare del processo che dopo averlo terminato e essere stato acclamato come eroe della patria dai grandi mass media, ha assunto dei comportamenti tanto discutibili da essere stati seguiti da molte autorità giudiziare. 

Dunque le manifestazioni d questi giorni sono dovute alla corruzione? 

In realtà le vere manifestazioni contro la corruzione ci sono state l’anno scorso e hanno coinvolto quasi tutti i cittadini. Queste a cui abbiamo assistito per i Mondiali sono state manifestazioni indette dagli addetti ai trasporti che speravano di ottenere più vantaggi economici da questo evento sportivo. Il loro era quasi un ricatto riassumibile nei due slogan “Imagina na copa” (immagina durante la coppa) e “Nao vai ter copa” (non ci sarà la coppa) infatti i gli autisti dei mezzi di trasporto hanno provocato il caos fermando i mezzi già prima dell’inizio della coppa e minacciando di creare ancora più disagio se le loro richieste non fossero state accolte. In realtà da quando è cominciata la competizione le proteste di questo settore sono praticamente assenti. 

Eppure le proteste non sono solo dei trasportatori, alla partita d’inagurazione del Mondiale una parte dello stadio ha intonato il coro “Ei Dilma, vai tornar no cù!” ( Dilma vaffanculo) come si spiega tutto ciò? 

 Proprio il fatto che questi cori siano stati intonati in uno stadio il cui ingresso costava 300 euro dovrebbe far capire chi è a protestare. A lamentarsi non è infatti il popolo della favelas che in larga parte non esiste nemmeno più, ma una parte consistente della vecchia èlite bianca che disprezza i vecchi poveri ed è nostalgica dei tempi in cui tutta la ricchezza era nelle sue mani. 

In definitiva questo evento ha fatto del bene o del male al Brasile? 

Un’opinione comune non c’è. Dopo i recenti scandali lo scontro si è talmente radicalizzato che gli oppositori del governo Dilma sono arrivati a non tifare per la seleçao perché la vedono in mano al Partito dei Lavoratori (partito di Lula e Dilma). Comunque è ancora troppo presto per tirare le somme se infatti è vero che questo evento ha portato molta occupazione è anche vero che tanti aspetti finanziari di esso non sono ancora stati chiariti, il più importante è quello dell’ammonto di tasse pagate dalla Fifa che non sarebbe nuova a certi trucchetti per pagarne un po’ di meno. 

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