ESSERE EDWARD MANI DI FORBICE- CAROLINA DI PRIZIO (anno 4, n.2)

Mio lettore, ora ti chiedo un favore. Un favore piccolino, per allenare un po’ la fantasia, per divertirci insieme; un minuscolo sforzo che ti necessita per poter capire bene queste parole: tu provaci e io mi impegnerò tanto quanto più possibile per farti capire qualcosa che ho scoperto e voglio condividere con te.

Ti chiedo di diventare per dieci minuti ‘Edward mani di forbice’, con le sue paure, la sua testa, e immergerti nel tuo mondo reale. Ah, quel povero Edward, che è apprezzato solo per le sculture nei giardini, che è innamorato della bella Kim. Edward che taglia il ciuffo al cane perché gli copre gli occhi e gli oscura la vista. Edward al quale la pelle di ferro è stata coperta da una camicia impacciata. Un bel gioco, quel piccolo robot trasformato in mezzo uomo, che l’anima l’aveva dell’uomo, l’innocenza l’aveva del robot, il corpo era a metà. Un coraggioso tentativo della signora Peggy di portarlo dal suo castello scuro alla società. Ma la signora Peggy una cosa non la capiva: che quel quartiere colorato spesso è più oscuro di un sicuro castello dalle pareti nere. Che più buia della luna che illuminava la sua immensa soffitta c’è l’inadeguatezza di sentirsi troppo poco.

Certe volte è così. Se non ti sei mai sentito Edward, se non hai mai avuto le forbici al posto delle mani, allora non puoi capire quello che ti dico. Se non sei mai stato fuori luogo, se non hai mai pensato che parlare avrebbe significato “metterti tra i piedi”, se non hai mai speso le tue ore con lo sguardo nel vuoto, allora non sai che cosa vuol dire essere Edward. Non lo sai se con chi hai avuto davanti non hai mai pensato “questo non fa per me”, se vivi in un mondo che è sempre aperto alle tue idee, se sei riuscito subito a trovare il tuo luogo. Ma ti porgo delle domande, perché mi sembra di vederti, col tuo sguardo ancora perso tra queste righe, mentre provi invano a immaginar di essere il mio personaggio.

Guarda Edward, il suo disorientamento, la sua paura di contraddire e quella di abbracciare per non far male. Edward non è la tua anima diventata materiale? Se ho ragione di credere che non sei ancora riuscito a diventare lui, allora ti aiuto io. Le sue mani, ahimè, non sono forse le tue idee? Taglienti, potenziali, pericolose. E i tagli sul volto non sono le etichette che per quelle idee ti hanno stampato sopra?

La sua corazza di ferro, quella non è la tua coscienza, il tuo essere, che ti protegge dai danni delle tue azioni, senza la quale non potresti agire per paura di tagliarti? Non è forse quella corazza la forza che ti spinge a continuare, che ti fa sentire protetto nella tua integrità anche quando hai il volto scoperto? E allo stesso modo è anche quella coscienza che copri con la camicia bianca, tanto facile da strappare con le tue forbici e che forse io posso osare chiamare apparenza, che ci hanno messo sopra e nella quale ci hanno costretti per non spaventare la gente, per non sembrare così tanto fuori luogo, per piacere. Quella camicia, quanto è conformista; quella camicia, che posso definire spietata; spietata anche quando per te diventa un luogo sicuro nel quale rifugiarti, forse anche più.  So bene ora che hai voglia, come lui, di gettar via questo vestito. So ancor meglio che vorresti usar bene quelle forbici per creare capolavori senza paura di tagliarti. Conosco la voglia di tagliar via, rovinare, distruggere, le opere stupide che ti hanno chiesto di creare: opere alle quali non hai mai detto no, perché se pur non le sentivi tue solo per quelle ti potevano dire bravo.

Ma ascolta, non arrabbiarti.

Tutti usano le mani di Edward per tagliare l’erba e i capelli. Possibile che nessuno capisca quante cose si potrebbero fare con quelle forbici? Solo Kim riesce a vedere quanto bella sia la neve che creano da un blocco di ghiaccio. E allora ricordati, Edward: se hai una potenzialità, un’energia dentro di te, non le devi mettere le manette, non devi aver paura di strappare la camicia, non devi coprire il tuo corpo di ferro. Devi far    esplodere il tuo talento, creare la neve dal ghiaccio, perché altrimenti tornerai a vivere nel tuo scuro castello da solo, tutti crederanno che tu sia morto e di te rimarrà il ricordo di un bel giardino nel quale iniziano già a crescere le erbacce. Sarebbe uno spreco enorme: ecco perché devi essere te, ecco perché devi mostrare le tue taglienti mani di forbice.

 

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