EGITTO: L'ESERCITO CON I RIBELLI. "48 ORE PERCHE' MORSI SE NE VADA", MA IL PRESIDENTE RESISTE.
Sono piazze e strade gremite di gente, quelle che in questi giorni trovano spazio nei notiziari. Sono piazze egiziane, in particolare l’ormai Celeberrima piazza Tahrir del Cairo, che sembra essere fulcro e simbolo di qualsiasi movimento ribelle nel paese delle Piramidi. La capitale era stata infatti, due anni fa, centro dalla quale la protesta contro il regime autoritario di Mubarak si era propagata. Ed oggi, i milioni di manifestanti in quella piazza e in tutte le maggiori città della nazione si ritrovano a chiedere con insistenza le dimissioni di colui che era diventato Presidente (gli ultimi giorni di giugno avrebbe festeggiato un anno di mandato) dopo la rivolta che portò a libere elezioni: Mohamed Morsi.
E’ impressionante la quantità di persone riversatasi nelle strade, avvolta dalle bandiere della propria nazione, che protesta contro i “cambiamenti” che il nuovo leader, esponente dei “Fratelli Musulmani”, aveva promesso con gran clamore, e che invece non sono arrivati. Anzi. L’Egitto sta vivendo una crisi sempre più profonda, con l’inflazione in continua crescita. Larghe fasce della popolazione soffrono una situazione di evidente disagio. E in più, in quest’anno di governo, caratterizzato dal rapporto continuamente conflittuale con la popolazione, Morsi ha orchestrato qualche colpo di mano nei confronti del potere giudiziario e in merito alla consistenza del suo di potere, fino ad arrivar ai 15 milioni di firme raccolte in poco più di due mesi dai ribelli.
Dopo giorni di proteste, cinque ministri si sono dimessi unendosi ai manifestanti, e, ieri, anche l’esercito ha annunciato il suo schierarsi con le piazze, affermando: “E’ tempo di ascoltare cosa vogliono i cittadini. Diamo al Presidente un ultimatum di 48 ore per rassegnare le dimissioni.”
Si teme lo scontro feroce, visto che in caso di persistenza al potere, i ribelli si scontrerebbero con i sostenitori di Morsi, anche lui appoggiato da diverse piazze, le stesse che reagirono alle proteste dei mesi scorsi, dando vita a una serie di guerriglie con cause prettamente religiose.
Le manifestazioni degli ultimi giorni hanno già fatto 15 vittime di entrambi gli schieramenti. Ma si rischia il bagno di sangue.
Manifestata “forte preoccupazione” dal Presidente USA Obama.
E' notizia di poche ore fa che l'egiziano "non considera le parole dei generali", e rifiuta l'ultimatum delle forze armate.