INCATENATI - CHIARA ASTORE (anno 3, n.3)
Libertà. Obiettivo di molte vite umane, e non solo, conseguito dopo aver dedicato la maggior parte del tempo nel tentare di raggiungerlo. Un trionfo che posiamo sul nostro scaffale d'alloro affinchè ci ricordi sempre, ad ogni sguardo posato su di esso, quanto noi l'abbiamo desiderato e fatto nostro: una vittoria che nessuno ci proibirà di conservarla accuratamente. Un diritto, però, negato a molti esseri viventi.
In media in uno zoo contenente animali esotici e non, il 79% di individui viene sottratto alla propria "terra patria" e consegnato alle grinfie delle sbarre di ferro delimitanti la libertà di questi.
Una percentuale che spaventa l'uomo sensibile di fronte alle crudeltà di chi possiede tutto il potere. A cosa serve condannare un animale alla pena di una vita trascorsa in un ambiente enormemente restrittivo?
C'è chi ostacola queste procedure, chi invece le appoggia: si sa, molte specie in via d'estinzione trovano conforto in braccia umane, fuggendo dai pericoli della loro stessa vita selvaggia. Salvare queste piccole vite è la miglior decisione che un benpensante possa fare, ma prestando attenzione. La maggior parte degli animali, infatti, vengono affidati all'intrattenimento del pubblico che, compiaciuto, paga per osservare creature sfruttate nell'habitat peggiore per loro: delfini che danzano in una piscina, foche costrette a battere le pinne senza motivo, cavalli che trottano verso una meta che, forse, non raggiungeranno mai.
Essere a favore o contro questo? Facile. Basta pensare di essere al posto di un animale incatenato ad un destino già scritto da qualcun altro, privato della libertà e di vittorie personali e, soprattutto, della possibilità di mostrare il grande valore dietro un vetro gelido come il cuore di chi guadagna sulle sofferenze altrui.