IL SECONDO SESSO - LARA NUZZACI (ANNO 3, n.2)
"[...] Tante cose possono cambiare e sono cambiate nell'evoluzione culturale e sociale, ma rimane il fatto che è la donna che concepisce, porta in grembo e partorisce i figli degli uomini". Il nostro Papa Bergoglio ha espresso la sua opinione durante il 25esimo anniversario della "Mulieribus dignitatem". Fin dalla creazione di Adamo ed Eva, la donna in quanto tale è sempre stata posta su un piano di profonda inferiorità rispetto all'evidente più potente, intelligente e capace 'sesso forte'.
Fin dalle antiche teorie aristoteliche e in seguito alle teorie hegeliane, la donna in tutti gli aspetti è definita non come il "sesso debole", bensì come "sesso passivo": anche da qui si deduce l'affermazione del Papa; l'Universo, le divinità, Dio stesso hanno conferito alla donna un ruolo importantissimo, ovvero quello di portare avanti la specie, di partorire i figli DEGLI UOMINI. Dovrebbero essere gli uomini, se tutti dovessimo pensarla in questo modo, a portare avanti la specie. L'uomo è il sesso attivo con il quale tutto si muove.
In realtà poche menti sono veramente consapevoli che nè in natura nè nella Bibbia dovrebbe esistere un sesso forte attivo e un sesso debole passivo (attribuito "ovviamente" alla donna); in ogni tipo di rapporto tra uomo e donna nessun genere prevale sull'altro. Così come nel rapporto sessuale: entrambi i gameti sacrificano la loro individualità. In questo ambito la filosofa femminista francese Simone De Beauvoir nel suo saggio "Il secondo sesso", è la migliore: << [...] Due pregiudizi molto diffusi si rivelano dunque falsi, almeno a questo livello biologico fondamentale: il primo è la passività della femmina; la scintilla vitale infatti non è racchiusa in nessuno dei due gameti, ma scaturisce dal loro incontro. [...] Il secondo pregiudizio è in contraddizione col primo: la permanenza della specie è assicurata dalla femmina [...]. In realtà l'embrione perpetua sia il germe del padre che quello della madre e li ritrasmette insieme ai suoi discendenti ora sotto forma di maschio, ora di femmina>>.
È strano come con lo scorrere del tempo si tramandino e si confermino questi tipi di errati pregiudizi e non si conoscano invece alcuni valori presenti ancora oggi in alcune tribù indigene che vedono la donna come Natura, Madre, Dea. Gli uomini o le divinità maschili sono subordinate alla figura femminile che spesso prende il comando del clan. La donna ha un rapporto completamente diretto con la Natura e la Terra, proprio per via della sua fertilità, per la sua volontà di mettere al mondo Uomini e Donne di domani, per la sua intrinseca capacità di perpetuare sani valori, di trasmettere l'amore per tutto ciò che la circonda. Non raramente, per queste sue caratteristiche, nelle antiche tribù e nei clan primitivi, la donna era perfettamente in grado di governare da sola, in una dimensione in cui l'uomo ne è totalmente dipendente.
Insomma, una sorta di universo parallelo in cui le donne rappresentano il sesso forte, potente e capace di sottomettere l'uomo (in questo caso il sesso debole e passivo) in qualsiasi situazione. Un universo parallelo in cui le donne comandano e decidono. Un vero e proprio matriarcato che, con la sua stessa caduta e con il passaggio all'attuale, marcato e imperante patriarcato, che è l'istituzionalizzazione del maschilismo, ha segnato la definitiva e "grande disfatta storica del sesso femminile" (così, per citare il nostro caro Engels).
Ma per quale motivo allora, anziché ricercare nella nostra società corrotta e ingiusta un equilibrio e una normale parità tra uomo e donna, si dà importanza a meri valori e ad assurdi pregiudizi che persino la più antica e potente delle istituzioni mondiali si rifiuta di inibire? Perché viviamo in una società nella quale sono le donne ad essere sottomesse all'uomo? Certamente non sarebbe neanche giusto vivere in un mondo in cui le donne sottomettano gli uomini, magari violentandoli e poi uccidendoli. Sarebbe bello lasciare ai nostri figli un mondo in cui Uomo e Donna coesistano senza cercare di prevalere l'uno sull'altra, in uno stato in cui le qualità fondamentali siano l'equilibrio, il rispetto e l'amore reciproco. Spero e continuerò ad impegnarmi per far sì che ciò non sia solo un'irrealizzabile utopia.
"La donna appartiene alla specie vinta: vinta dal mito dell’uomo. Il privilegio dell'uomo su di lei la donna lo soffre, ma lo subisce nell'ossequio che le ispira chi ha imposto sé come soggetto".
Carla Lonzi, Sputiamo su Hegel, 1974