IL "MONOPOLIO LIBERALE" DI SILVIO - DI ALESSANDRO CARCAGNI' PER "Intervalla Insaniae.it"

Il Paese è immobile. E c’è chi vuole anche bloccare il Parlamento nonostante questa crisi che non concede tempo neanche alla percezione di ciò che ci piove addosso, tra i su e giù di spread e quotazioni in borsa. Ma quando si parla del Caimano tutto resta immobile, fermo. Il paese e le sue attenzioni sono bloccate da vent’anni sui problemi giudiziari di Silvio Berlusconi e tutto ciò appare lecito. Lecito solo per il Cavaliere, d’altra parte cosa può risultare illecito per un cittadino che davanti alla legge “è un po’ più uguale degli altri”? E’ lecito quindi per il leader Pdl parlare del sistema giustizia come di una macchina vendicatrice e persecutoria. È lecito che un uomo delle istituzioni inveisca contro un’altra istituzione definendo, un regolare processo, un “golpe giudiziario” o un “attacco alla democrazia”, solo perché imputato in quel processo.
Dicevamo di qualcuno che ha intenzione di bloccare il Parlamento. Infatti, dopo che la Cassazione ha fissato l’udienza per il ricorso del processo Mediaset a carico di Silvio Berlusconi al 30 luglio, sono cominciate a piovere le dichiarazioni dei fedelissimi del Cav, evidentemente preoccupati (palesando una finta e immotivata sorpresa)  riguardo alla data dell’udienza dell’ultimo grado di giudizio di un processo che va avanti (tra legittimi impedimenti, leggi ad personam e richieste di trasferimento del processo) da ormai dieci anni, checché ne dica Brunetta che ha dichiarato che “c’è da aver paura” di “tre gradi di giudizio in nove mesi”. Già, c’è da aver paura di certe “dichiarazioni ad minchiam” come direbbe il collega Giaffreda (vedi DICHIARANDO AD MINCHIAM;).
Il Pdl insorge e attacca di nuovo con la cantilena delle toghe rosse e della magistratura politicizzata, una magistratura che, secondo la deputata Santanchè, “vuole prevalere sulla democrazia”.
E così il partito del Caimano dà il via a una giornata colma di dichiarazioni, litigi, proteste da parte dell’opposizione, che non ci sta a bloccare il lavoro del Parlamento poche ore dopo il declassamento di Standard & Poor’s nei confronti dell’Italia. Ma per il pluricondannato Silvio tutto è lecito.
È lecito per i fedelissimi del Cavaliere contestare la decisione ordinaria della Cassazione che, seguendo la prassi, ha fissato la data dell’udienza poco prima che uno dei reati imputati a Berlusconi cadesse in prescrizione (il 1 agosto ci sarebbe stata una nuova prescrizione intermedia), utilizzando una regolamentazione applicata a chiunque.
Ma il “liberalismo” di Berlusconi è particolare, è un "liberalismo ad personam". Nonostante sia il leader del maggior partito di destra in Italia, il Cavaliere rappresenta il più grande esempio di concentrazione dei poteri e di monopolio. Lo stesso partito del caimano è una chiara forma di un sistema monocratico, quel sistema per cui “molti parlamentari del Pdl” (grazie a una legge elettorale incostituzionale) “devono ringraziare Silvio Berlusconi, grazie al quale si trovano in parlamento”, come ha dichiarato Osvaldo Napoli (Pdl) questa mattina a Omnibus (La7).
Ecco che senza Berlusconi non esiste il partito, o si rompe una coalizione, o si immobilizza un intero Paese già legato dalle catene della crisi. Perché questo è il “monopolio liberale” di Silvio, quel sistema che rappresenta un ossimoro per natura in questo Paese delle contraddizioni e delle anomalie berlusconiane, o meglio, delle anomalie italiane.

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