PORCELLUM: IL CIRCOLO (VIZIOSO) DEI NOMINATI - ALESSANDRO CARCAGNI' (anno 3, n.1)
C'eravamo lasciati circa due mesi fa con un paese bloccato sui problemi di un uomo solo e ci ritroviamo oggi nella stessa identica situazione, sebbene con qualche novità in più. Anche chi non segue assiduamente la cronaca politica sarà stato sicuramente spiazzato dalla notizia di una presunta spaccatura nel Pdl, dopo l'annuncio di Berlusconi di voler far cadere queste labili larghe intese. La divisione in "lealisti" e "governisti" (o falchi e colombe se preferite) aveva fatto rabbrividire non solo il padrone Silvio, ma anche Letta e Napolitano, certi ormai di aver perduto la tanto agognata stabilità politica, crollata (poco sorprendentemente) di fronte alla negata salvezza di Berlusconi in giunta al Senato.
Nonostante la sfiducia scongiurata (grazie alla singolare capacità di Silvio Berlusconi di ritrattare le sue decisioni in pochissime ore) le divisioni non sembrano essere cessate, anzi sembrano destinate ad aumentare, non solo nel partito/azienda del Caimano, ma anche all’interno della stessa maggioranza, data la recente discussione tra Letta e Alfano sul tema della legge Bossi-Fini. Le controversie non mancano anche al di fuori della maggioranza, con Grillo che dissente dai suoi sul reato di clandestinità, o Renzi che interviene contro le dichiarazioni di Giorgio Napolitano, che come sempre non manca di farci capire che il parlamentarismo della nostra Costituzione sembra essere solo una formalità. Il tanto discusso valore programmatico della nostra Costituzione non ci va a genio, e non sembrano apprezzarlo neanche le migliaia di persone scese in piazza a Roma per protestare contro una riforma incostituzionale della nostra legge fondamentale guidate da personaggi del calibro di Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky e Maurizio Landini.
E qui arriviamo alla questione a mio avviso più importante. Un parlamento di NOMINATI (non ELETTI direttamente) nomina altre 35 persone (di cui 5 indagate), per riformare il simbolo più significativo di un processo di democratizzazione attuabile solo attraverso la sua applicazione. E alla base c'è solo una legge elettorale incostituzionale, quella che i partiti promettevano di cambiare da anni, ma che quasi sicuramente resterà uguale, per non peggiorare. Siamo realisti, chiedere a un Parlamento di nominati di cambiare quella legge elettorale che permette loro di ricoprire quel ruolo sarebbe come chiedere a un uomo di tagliarsi le gambe da solo pretendendo una risposta positiva. Il porcellum, definito dal suo stesso ideatore, per l'appunto, una porcata, tiene in piedi quel sistema clientelare di nomine in liste bloccate, tanto caro ai nostri partiti dei personalismi a cui l'italiano medio è particolarmente affezionato: basti pensare a quanto siamo legati ai "ventenni" per capirlo. Una legge elettorale costituzionale e degna di essere definita democratica, è una necessità a cui sarà difficile rispondere tramite istituzioni che non ci rappresentano e corrotte dai propri interessi personali. Si crea così un circolo vizioso da cui forse solo una risposta del popolo può farci uscire.