NESSUNO PIANGE LA MORTE DI ACHILLE - FEDERICO MARTELLO (anno 2, n.5)

Molte sono le figure leggendarie, mitologiche, sovrumane che possono venirci in mente, pensandoci anche solo un attimo. Non solo figure inarrivabili come Achille, ma anche veri e propri eroi del nostro tempo, come vengono considerati coloro che hanno lottato per i diritti, per la vita, per la giustizia, per lo stato. Per un bene superiore. Falcone e Borsellino sono tra questi. Eroi nazionali, personaggi mitici, figure circondate di rispetto e stima, ricordati da tutti, da tutti pianti, da tutti stimati. E dinanzi a loro, veri eroi della guerra alla mafia, cosa possiamo fare noi, semplici umani, per opporci a qualcosa che ha fermato persino loro? Ecco un pensiero diffuso. Ecco l’origine dell’errore. Ho sempre pensato, con molto cinismo, che la mafia fosse stata stupida ad uccidere i suoi due nemici giurati: certo, il Magistrato Giovanni Falcone era pericoloso per loro, il suo collega Paolo Borsellino una spina nel fianco per chi voleva che gli affari continuassero come di consueto, ma mai queste due persone avrebbero avuto il potere e l’influenza di Falcone e Borsellino, martiri della guerra alla mafia, eroi nazionali, figure epiche. Avevano trasformato esseri umani in eroi e così avevano creato un esempio per altri milioni di italiani, che di certo, col tempo, avrebbero infine estirpato la mafia. Ma sbagliavo io. La mafia aveva eliminato l’unico nemico tangibile e forse sapeva che quelle rivolte in onore dei martiri sarebbero rimaste solo parole: perché Falcone e Borsellino, eroi, hanno fallito, e noi, semplici umani, non possiamo opporci a qualcosa che ha fermato persino loro. Rieccoci al punto. Li ricordiamo come eroi, non come persone, li abbiamo resi leggende, persone uniche nel loro genere, un’eccezione nel panorama dell’umanità che non si potrà mai più ripetere; abbiamo scordato come non fossero altro che uomini,  prima di diventare martiri, e abbiamo smesso di credere che gli uomini possano cambiare qualcosa. Quando l’architetto Brizio Montinaro, fratello di Antonio Montinaro, uomo della scorta di Falcone, si è avvicinato al microfono e ha iniziato a parlare, le sue prime parole sono state “Innanzitutto, mio fratello non era un eroe”. Non lo era lui e non lo era neanche Falcone. Erano uomini, uomini che avevano deciso di non piegare la testa, di non cedere, di opporsi alla paura e di dire quello che nessuno aveva il coraggio di dire. Noi italiani la mafia non la vogliamo. E noi, troppo occupati a piangere la loro memoria, ci siamo sempre più scordati il loro esempio. Nessuno piange Achille, perché non era un uomo, ma una leggenda, qualcosa di troppo superiore agli uomini perché gli uomini potessero compiangerlo; allo stesso modo, ben pochi hanno davvero pianto Falcone e Borsellino, troppi hanno pianto i loro nomi, il loro titolo, la loro leggenda. Quindi Falcone e Borsellino non erano eroi? No, non lo erano. Eroe è chi si eleva al di sopra degli uomini, e loro non lo avevano fatto. Le loro debolezze c’erano ancora, ma con esse la forza di affrontarle e il coraggio di non nascondersi. Se sono così al di sopra di noi, è perché siamo noi che ci siamo nascosti dietro un paravento, dietro espressioni come: “Eh, ma Falcone era speciale, noi siamo solo persone normali”, e così siamo diventati meno di uomini. Ritorniamo ad accettare le nostre paure, ritorniamo a cercare la nostra forza, ritorniamo a piangere l’uomo dietro la leggenda, non solo il suo nome. E allora saremo tutti eroi, e non lo sarà nessuno, perché eroe non sarà l’eccezione e non serviranno altri Falcone e Borsellino, perché tutti gli italiani saranno Falcone e Borsellino. Così, forse, ci libereremo dalla colpa della silenziosa accettazione, e smetteremo di dire Omertà, quando prima dicevamo Giustizia.

 

Argomento: NESSUNO PIANGE LA MORTE DI ACHILLE

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