KAZAKISTAN: LA NON CHIAREZZA E IL CASO POLITICO
La figuraccia italiana, l'ennesima, quella in seguito all'espulsione e successivo rimpatrio in Kazakistan di moglie e figlia del principale oppositore del dittatore, tiene banco nel dibattito politico.
Ieri il Capo della Polizia, Pansa, ha consegnato una relazione scritta dopo una breve "indagine interna" per identificare coloro che hanno sbagliato.
Si dimette il capo di gabinetto del Ministro dell'Interno Angelino Alfano, Giuseppe Procaccini (foto), per "senso di responsabilità verso la nazione", dice. Dalla relazione di Pansa emerge che Alfano non era stato informato della vicenda, ma oggi Procaccini dichiara ai giornali altro: "Informai Alfano dell'incontro che avevo avuto con l'ambasciatore kazako, ma non sapevo che Ablyazov fosse un dissidente, dunque questo ad Alfano non lo dissi."
Ma c'è qualcosa che non quadra. Procaccini sapeva, ad operazione compiuta (l'incontro con l'ambasciatore era stato sollecitato dallo stesso Alfano, e quindi egli si rivolse all'allora capo della polizia - reggente - Valeri) che la ricerca del "pericoloso latitante", così come gli era stato descritto, aveva avuto "esito negativo". Ma non sapeva della moglie e della figlia. Restano nella vicenda ancora dei punti oscuri.
Intanto monta il caso politico. A breve si voterà la mozione di sfiducia ad Alfano promossa da SEL e M5S: il PDL dice che se cade Alfano cade il Governo (guarda caso); il PD è spaccato (guarda caso). La Lega, nonostante Maroni avesse ieri detto: "E' strano che il Ministro non sapesse, di solito è informato riguardo queste questioni", ha detto che non voterà la sfiducia. La sensazione generale è che Angelino rimarrà al suo posto, e che a cadere saranno state solo quelle teste che lui voleva, probabilmente semplici capri espiatori. Forse proprio come Procaccini.