IL GOVERNO PLURICEFALO ALLA RESA DEI CONTI
"Giovedì riunione per chiarirci" annuncia Enrico Letta.
E' indispensabile, probabilmente, per la vita di questo Esecutivo mettere i paletti ben lontani dalle telecamere. Soprattutto per proteggerlo dai nemici interni: tutti e nessuno. Situazione pirandelliana che ha portato il Premier, soprattutto dopo le esternazioni di Mario Monti, seguite il giorno dopo dai due capigruppo di Scelta Civica alle Camere, a segnare sull'agenda l'appuntamento con la sua maggioranza per cercare di ricompattarsi.
Le dichiarazioni via facebook del professore accusavano il Governo di essere "dei piccoli passi", gli intimava di invertire la rotta "altrimenti Scelta Civica ritira il sostegno", e lanciava forti critiche agli indirizzi di PD e PDL: "Ragionano come se fossero già in campagna elettorale".
Critica nella critica: parte dei sostenitori dell'ex premier ritengono che per un momento "Si sia voltato a guardare indietro" invece di pensare al bene del Paese. Napolitano aveva abbassato la tensione, da Zagabria: "Fatico a vedere Monti come una minaccia" aveva detto. "Credo che voglia solo sollecitare a una sana azione". Ma la frammentazione si era fatta riavvertire subito, con le dichiarazioni di Casini: "Non ne sapevamo nulla. Questo Governo deve essere aiutato."
Questa una parentesi degli ultimi giorni: prima di arrivare a Bocconi Man, il vento contro soffia soprattutto dalle parti del PDL, con le sue continue minacce di ritiro dell'adesione. Un giorno "Letta sì". Quello dopo "Letta no". Incide il tasso di umidità.
Sembrano far più paura le minacce interne, rispetto a quelle che vengono dalle altre forze: avrà pure valore provocatorio, ma Grillo che chiede un incontro con Napolitano perchè sciolga le camere, proprio a lui, simbolone dell'inciucione, sembra davvero un'altra "dichiarazione ad minchiam", come quelle di tutti gli altri.