EGITTO: SCONTRI SEMPRE PIU' VIOLENTI
Il Cairo, 6 luglio. Lo hanno chiamato “Venerdì del Rifiuto” ed invece è stato un “Venerdì di Sangue”. Ben 26 i decessi e centinaia i feriti avvenuti durante le manifestazioni dei sostenitori del presidente deposto Mohamed Morsi. Nonostante l’esercito avesse dichiarato, cercando di appellarsi alla “Riconciliazione Nazionale”, che le libertà di espressione e di parola fossero diritti inalienabili e, dunque, concessi a tutti, i sostenitori della reintegrazione al potere dell’ex presidente e i conseguenti oppositori hanno fatto ricorso alla violenza più inaudita, mentre Khairat al-Shater, uno dei più potenti collaboratori di Morsi, veniva arrestato dalla polizia.
Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, allarmato dai drammatici racconti di morti, arresti, restrizioni e prepotenze sessuali, è intervenuto energicamente invitando le forze di sicurezza a “proteggere i manifestanti e impedire scontri violenti” e ha suggerito espressioni pacifiche.
Ieri il presidente egiziano ad interim Adly Mansour aveva sciolto la Camera Alta del Parlamento e aveva eletto a capo dell’Intelligence Mohamed Ahmed Farid, il quale si trovava a ricoprire il posto di Mohamed Raafat Shehata, uomo di Morsi.
Ma la Fratellanza non si è arresa: il capo spirituale del Movimento, Mohamed Badie, con gran fervore, ha esortato la folla di manifestanti riunitasi intorno alla moschea di Rabaa El Adaweia, al Cairo, al sacrificio della vita per difendere Morsi. Da qui gli scontri di estrema violenza. Badie si è anche rivolto all’esercito, invitandolo a non prendere le armi nei confronti dei Fratelli Musulmani.
Oggi fonti giudiziarie hanno comunicato che da lunedì inizieranno gli interrogatori che vedranno coinvolti gli esponenti della Fratellanza arrestati nel corso del colpo di stato di tre giorni fa. Verrà interrogato anche lo stesso Morsi, di cui non si conosce il luogo della sua protezione a seguito della “custodia preventiva” annunciata dalle autorità che hanno ora preso il suo posto.